L'arrivo a Panamà non mi ha shockato, ne per il caldo (32°), ne per il fuso orario (GMT-5, cioè a -6 ore dal fuso Italiano). La prima impressione, attraversando la capitale durante la notte, è stata di una città ricca e intraprendente, vogliosa ed ambiziosa per un futuro importante: chiave, come chiave è il suo ruolo geografico, incontro di razze, oceani, merci e popoli.I primi giorni li ho passati all'oceano, a San Carlos, cittadina a 95 km circa ad ovest dalla capitale.
Oceano Pacifico - Spiaggia di S. Carlos
Subito mi hanno colpito il mare, le nuvole e la gente.Il mare, l'oceano, per le sue potenti maree, capaci di coprire e scoprire amplissimi lembi di terra. Le nuvole per la loro velocità ed espressività: i cumulio, facendosi e disfandosi mettevano parole forti in bocca ai cieli, perchè questi ultimi declamassero la poesia urbana e il calore di questa terra.La gente, infine, perchè non ce n'era! Le spiagge quasi completamente deserte, solo noi “gringos” e qualche jubilado (pensionato), quasi sempre le due definizioni non solo non si trovano in mutua esclusione, ma addirittura si completano.La costa pacifica, a dieci minuti di cammino lento dalla nostra casa, si riempie di animali a tutte le ore: pellicani, carogneros (rapaci la cui dieta può essere facilmente intuita), perritos playeros ( da non confondere con i perritos callejeros), fregate, granchietti, paguri e un simpatico volatile che pratica una forma di pasto molto interessante. I piccoli bipedi di cui, confesso, non conosco il nome, si dispongono sul bagnasciuga pronti a infilare il becco sotto la sabbia appena l'onda si è ritirata cacciando, immagino, piccoli granchietti e molluschi che il mare stana al suo passaggio. La parte più divertente arriva dopo, quando i nostri cacciatori scappano dall'onda vera e propria zampettando in tutta fretta.Oceano Pacifico - Spiaggia e Pellicani
continua: mercoledì 8 febbraio