Pandora-"Sempre e Ovunque Oltre il Sogno"

Creato il 22 febbraio 2011 da Athos Enrile @AthosEnrile1

Ilmio personale “racconto” di SEMPRE E OVUNQUE OLTRE IL SOGNO, dei piemontesi Pandora, mette a dura prova la mia obiettività di giudizio.

Dopo aver letto il comunicato stampa…

http://athosenrile.blogspot.com/2011/02/pandora-comunicato-stampa.html

tra i tanti spunti trovati, capaci di catalizzare l’attenzione di un antico amante della musica anni ’70, sono stato colpito dalla genesi di “03.02.1974.”, un brano che descrive un evento magico a cui io partecipai. Con Beppe Colombo, tastierista del gruppo, ho condiviso, senza saperlo, un evento incredibile che ha colorato un momento importante dell’adolescenza. Parlo del concerto dei Genesis nel corso del tour di Selling England By The Pound.

Ho aperto la confezione del CD e ho dato una precedenza obbligata, come mi capitava di fare un tempo lontano, sovvertendo ogni buona regola d’ascolto.

Immediatamente mi sono tuffato su quel brano, 03.02.1974.”, e lì mi sono fermato, perché di getto ho dovuto scrivere la mia esperienza comparativa. Lo scritto diventerà presto di dominio pubblico, probabilmente sul periodico “Contrappunti” di Riccardo Storti, e quindi la musica di Pandora ha dato a me, seppur in veste ridotta e con abiti diversi, gli stessi stimoli che sono arrivati a Emoni Viruet, l’autrice della copertina, ma soprattutto dei quadri presenti nel booklet, ognuno ispirato da un brano differente.

Credo che avere coscienza che la propria musica sia in grado di moltiplicare gli input per persone sensibili e ricettive, capaci di trasformare tali input in manifestazioni tangibili, beh, qualunque sia il risultato, mi sembra di per sé elemento di grande soddisfazione.

Difficile separare i vari ingredienti che compongono l’album, ed Emoni appare come un elementodella band che contribuisce al completamento di un “lavoro” che non è solo musica, ma è pittura, fantasia, sogno, lirica, narrativa e probabilmente molto altro.

Pandora si autocertifica come una band di rock sinfonico, eludendo il termine “prog” che immediatamente riporta al passato.

Ma lalettura della line up riconduce al più autorevole ponte temporale che possa esistere, dagli anni’70 ai giorni nostri.

Beppe Colombo è infatti il padre di Claudio, batterista (polistrumentista) del gruppo,probabilmente un caso unico, in cui il passaggio di un amore antico (ci proviamo tutti con i nostri eredi, ma spesso con scarso successo) avviene col massimo risultato, e con piena visibilità per il mondo esterno.

A completare il trio Corrado Grappeggia, tastieristae splendida voce solita.

SEMPRE E OVUNQUE OLTRE IL SOGNO è composto da 8 brani per oltre un’ora di musica.

Tra brani strumentali, liriche e suite, anche la “forma” riporta ai canoni prog, perchè la possibilità di essere vari, apparentemente senza misure e tempi rigidi, la si può trovare probabilmente in quell’unico campo, capace di regalare libertà di espressione totale.

Atmosfere rarefatte ea tratti melodiche, arrangiamenti orchestrali, tastiere dal suono vintage, tempi complicati e una voce anch’essa strumento, rendono questo album una chicca per gli amanti della buona musica.

Buona musica… quale il significato? Probabilmente è uno dei tanti concetti che si prestano a più definizioni, magari tutte valide, forse diverse tra loro.

Il mio personale giudizio, la mia definizione di “buona musica”, è il frutto della mia età ed è quindi mutato dai tempi di “03.02.1974.”; non passa per la tecnica e per gli anni di studio in un conservatorio, non passa per l’esaltazione dell’abilità o per l’estrema performance solitaria. E forse non passa nemmeno per il contrario! Ciò che per me conta è poter ridere, piangere, stare bene o male, e tutto per una melodia… una buona melodia.

SEMPRE E OVUNQUE OLTRE IL SOGNO mi ha dato, da subito, la possibilità di provare tutto questo, e poco importa se il processo di ascolto ha subito una piccola influenza iniziale…. Le conferme sono presto arrivate.

http://www.myspace.com/pandoramusica



INTERVISTA

Non posso che partire da quel lontano giorno di inizio ’74, perché ero presente anche io al concerto dei Genesis( a quell’età spostarsi da Savona aTorino non era così semplice) ed è rimasta intatta l’emozione di quei momenti (per la verità ne ho molti altri nel cuore e nella testa). Ma questa è normalmente storia per persone “antiche”. Che cosa riesce a captare un giovane, un “figlio”, di momenti così intensi, ma obiettivamente difficili da trasferire?

Claudio: Prima di tutto grazie per questo spazio e interesse verso la nostra musica, è un piacere per noi rispondere alle tue domande! Io sono convinto che la difficoltà nel trasferire certe emozioni musicali oggi sia solo nata grazie alla maggior parte dell’industria discografica che con metodi più o meno mafiosetti e fascisti non permettono di far arrivare ciò che è veramente artistico a chi vuole conoscere. La nostra musica è arrivata a chiunque ha voluto ascoltarla ed è stata sempre apprezzata, e non facciamo musica semplice! Ciò significa che la difficoltà di avvicinarsi ad anni della musica storici sta in ciò che ci circonda. Può anche essere che qualcuno non apprezzi certe cose, certo, ma se questi signori hanno fatto ciò che è stato fatto e ancora oggi molti portano avanti le loro orme continuando a fare buona musica o a predicarla un motivo ci sarà! Il mio anno preferito è sicuramente quello che va dal 73 al 7 In quegli anni se solo ci fermiamo a pensare è uscito: Brain Salad Surgery, Selling England By The Pound, Dark Side Of The Moon, A Passion Play, Tales From Topographic Oceans, e molto altro. Con mia moglie pensiamo che dal 73 al 74 ci sia stato il massimo dell’espressione musicale e che ci sia una specie di fulcro dove tutta la musica ha raggiunto il massimo. Io ho avuto la fortuna di avere un padre che ha vissuto quel periodo e appassionato di musica, che mi ha portato a conoscere cose stupende e quei magnifici anni, e gliene sarò sempre grato, però non tutti hanno questa fortuna e cercano di fare quello che facevano le persone negli anni 70:cercare studiare ascoltare conoscere e collezionare, ma è molto difficile oggi fare questo e non perché è musica difficile. Ciò che ho appreso da quegli anni è quello che oggi esprimo musicalmente e quello che mi piace raccontare a chi vuole parlare di buona musica con me. Sempre e Ovunque”, la suite che chiude il nostro disco, abbraccia completamente questo discorso del predicare e apprendere come fosse un’eredità. Il testo racchiude le parole di questa eredità mentre le musiche mettono in atto ciò che è stato appreso e che esce dal cuore, non per niente il testo è di mio padre e le musiche mie!

Ho ascoltato decine di definizioni di “Musica Progressive”, tutte interessanti e probabilmente vere. In questi giorni sto leggendo un libro che mi pare al di sopra di ogni più rosea aspettativa, e cioè l’autobiografia di Bill Bruford, il quale, tra le valanghe di cose intelligenti e interessanti fornisce il suo pensiero, facendo emergere una comune matrice culturale di chi lo proponeva negli anni ’70 ad alto livello, “disegnando” il tipico borghese britannico, probabilmente cresciuto nel coro della chiesa più vicina( vedi Gabriel o Hammill). Perché giovani uomini ( e ne conosco tanti) si innamorano di un genere così articolato, di poca presa verso le nuove leve, difficile da vendere? E’ solo una passione che si tramanda o, come scrive Bruford relativamente agli anni ‘70, è anche oggi un’esigenza legata alla propria formazione culturale?

Claudio: Il Progressive, o come amiamo definirlo noi Pop Rock Sinfonico, è un genere musicale che ha tutto ciò che cerca un musicista o un ascoltatore, e viaggia dai momenti duri ai momenti più melodici. Un giovane entusiasta musicalmente, sicuramente è affascinato da questi viaggi che in ogni disco può fare perché trova al loro interno tutto ciò di cui ha bisogno per essere stimolato musicalmente. A volte si parla di eredità musicale e a volte è la voglia di nuovo, qualcosa che esprima e dica ciò che in una società quasi completamente vuota e schiva come la nostra può essere molto prezioso.

La vostra musica si fonde con la pittura ed emerge la voglia di consolidare le idee musicali attraverso le “pictures”. Immagino che ogni brano abbia guidato Emoni Viruet verso una nuova “figura”. Vi è mai capitato di fare l’esatto contrario, di trovare nuove idee guardando una realizzazione grafica, un quadro, un oggetto?

Beppe:Sinceramente no, anche perché ci concentriamo molto con la musica, i testi e una volta finito il lavoro pensiamo alla grafica anche se in questo caso avendo in famiglia un talento come quello di Emoni, che è la moglie di Claudio, abbiamo approfittato della suo genio creativo e le due cose sono andate di pari passo; a parte la copertina lei dipingeva ascoltando cosa stavamo facendo, confezionando un dipinto per ogni brano. Mi pare un bell’esperimento, una strada in parallelo note e pennello che scorrono insieme… entusiasmante!!

Spesso il nome di un gruppo è fatto casuale. Nel vostro caso, “Pandora”, è un simbolo che può ricondurre alla vostra musica, alle vostre linee guida?

Corrado:Pandora e' sicuramente un nome altisonante. Quando l'abbiamo scelto non pensavamo minimamente di arrivare al punto in cui siamo ora, però sapevamo che era un nome epico e molto forte che poteva rispecchiare molto le nostre personalità e la nostra musica; non fraintendeteci, noi stiamo coi piedi ben piantati a terra, ma certamente ci fa molto piacere tutto l'interesse che si sta sviluppando intorno alla nostra musica. Il simbolo di Pandora ricorre continuamente nelle nostre composizioni, è un po’ come se fosse la nostra musa ispiratrice! E' incredibile la quantità d’idee che salta fuori dalle nostre teste quando ci troviamo per comporre unbrano, e a malincuore alcune dobbiamo scartarle oppure salvarle per una futura canzone

Tornando in parte a una domanda precedente, i brani lunghi, le suite, sono un’esigenza primaria per chi decide di esprimersi attraverso il prog?

Claudio: Questa è un po’ una cosa che sembra una regola per chi suona il nostro genere, ma non è così; esempio? “La formula finale di Chad-Bat”, durata quasi quattro minuti, un eterno viaggio nel pieno del progressive con una chitarra sognante che sale e cresce con un finale da brivido e una voce piena che riempie ogni spazio. Questo è progressive, il tempo non c’entra. A volte le suite vengono naturali e I brani si allungano da soli perché dentro sentiamo che c’è altro da dire, ma a volte si fermano a momenti anche di pochi minuti perché riescono a raggiungere il massimo con poco. E’ un po’ come un dipinto 90x90 e un dipinto 15x30… ci sono capolavori 15x30 che racchiudono il mondo dell’arte, poi però ci sono le suite che sono un po’ la biografia di un gruppo e la voglia di raggiungere il massimo della propria definizione perché racchiude veramente tutto ciò che può dire e fare.

Che tipo di interazione riuscite ad instaurare col pubblico nel corso delle vostre performance live?

Beppe:Non abbiamo molti tour alle spalle anche perché in questi periodi è molto difficile per quelli come noi trovare da suonare, però devo dire che i concerti che abbiamo tenuto sono stati molto emozionanti; ciò che cerchiamo di crearedal vivo infatti è il trasferire emozioni, il condividere con chi ci ascolta quello che la nostra anima ci ha portato a scrivere, la consapevolezza di essere qualcosa per qualcuno, il vedere dei visi che si emozionano durante le note di dramma, oppure l’esaltazione durante gli assoli di batteria tenuti da Claudio… cose difficili da spiegare. Ci sentiamo sempre come quando vai a vedere un concerto, l’emozione è la stessa: si spengono le luci, le prime note, la felicità di ascoltare oppure nelnostro caso di poter suonare per chi ci è venuto a sentire, come anche la malinconia di quando finisce tutto, come quando andavo ai concerti e alla fine le luci si accendevano e il gruppo non c’era più; magari avevi atteso quel concerto per mesi ed è la stessa sensazione quando finisci e ritorni nei camerini e ti guardi intorno con gli altri: tutto finito adesso, alla prossima, se ci sarà l’occasione.

Fila tutto liscio quando un padre e un figlio intraprendono insieme un’esperienza così intensa?

Beppe:Sarei bugiardo se dicessi di si. Anche se con Claudio siamo legati da un grande e solido amore tra padre e figlio ci sono anche momenti difficili; io a volte non mi rendo conto che è cresciuto, che è un gradissimo musicista un vero talento e a volte mi sembra che lui possa completare quello che non sono riuscito a fare io musicalmente, pertanto nascono delle piccole competizioni che sono logiche e lui giustamente si ribella. Però ascoltando cosa scrive, alla fine, dopo aver navigato un mare immenso di rock-pop-sinfonico, e avendo moltissimi concerti alle spalle e ore e ore di dischi ascoltati, mi rendo conto che è un grandissimo musicista e che ben vengano i bisticci se servono a fargli suonare la batteria, le tastiere e tutti gli altri strumenti cha sa suonare, in questo modo. Mi piace ricordare una frase che amo molto di sua moglie Emoni, che fotografa bene la situazione artistica di Claudio. Lei dice: “ Guarda.. quando Claudio prende in mano uno strumento, lo strumento prende vita perché lui solo riesce e farlo esprimere in questo modo…” Quando mi ha detto questo non ti dico la felicità, e quanto mi sono sentito orgoglioso, e devo ammettere che, come esattamente ha definito e dipinto i quadri dei brani del nuovo disco, altrettanto ha raccontato ciò che è Claudio artisticamente. Sono sicuro che continueremo a bisticciare in modo duro come a volte capita, ma alla fine di un concerto la prima persona che abbraccia Claudio è suo padre. La musica è sempre stata la mia vita e come ogni genitore ho un po’ riposto i miei sogni in mio figlio, senza obbligarlo, credendoci e sacrificando molto e lui mi sta ripagando alla grande, senza che mi aspettassi, all’inizio di tutto, che avrebbe veramente scelto questa strada. Spero che la musica gli dia quello che non ha dato al sottoscritto visto che me lo deve con gli interessi; io sono arrivato a incidere due dischi dai 50 ai 52 anni, mentre sognavo di farlo molti anni fa; lui a 26 anni è un gradissimo musicista per di più con due album alle spalle, posso che essere soddisfatto no?

Le tecnologie attuali consentono di arrivare ovunque in un lampo. Ovviamente c’è il rovescio della medaglia. Se doveste tracciare un bilancio dell’ultimo decennio, derivante dall’evoluzione dei mezzi di comunicazione e dal cambiamento del businnes, cose ne uscirebbe fuori?

Beppe:Beh, è cambiato molto, oggi arrivi più velocemente a tutti grazie all’evoluzione del web, ma nello stesso tempo si sono perse quelle situazioni che ti lasciavano immaginare sognare, non so se a te capitava: io ero un assiduo lettore di Ciao2001 e tutti I giornali dell’epoca. Mi ricordo che mi conservavo i soldi per comprarlo e sedermi a vivere i dischi le recensioni dei concerti che erano dei veri e propri racconti di quello che accadeva fuori, sul e oltre il palco. Oggi sono tutti saputelli, ognuno apre un blog e inizia a scrivere anche se non sa nulla dell’argomento che affronta, ma lo fa perché c’è questa grande democrazia che è il web, a volte usata molto bene, altre molto pericolosa, ma purtroppo è il prezzo da pagare. Però vuoi mettere quando aprivi il giornale e M. Caffarelli, A Gallo ecc… ci raccontavano delle gesta dei Genesis, degli ELP odegli Yes? Io ogni tanto mi rileggo certi articoli e mi vengono i brividi ancora oggi.Beh, mi scopro nostalgico e criticavo mio padre… se mi sentisse! Infine comunque è bello vedere articoli interviste su di te che neanche ti sognavi, però sarebbe stato fantastico vedere sempre e ovunque oltre il sogno recensito da Ciao2001, Muzak ecc., significherebbe che sono molto giovane e in vetta al mondo rock-prog degli anni 70. Ti chiedo scusa, non mi sono limitato ai soli ultimi dieci anni, però ci tenevo a raccontare queste sensazione che poi sono le sensazioni che descriviamo in “03.02.74”, che è il pretesto per raccontare anzi, cercare di fare capire che cosa erano glianni 70 e metà degli anni 80; il resto ha prodotto poco, gli ultimi dieci anni ancora di meno musicalmente parlando.

Esiste il musicista o il gruppo perfetto, quello che giudicato magari inarrivabile, è stato fonte di ispirazione comune.

Claudio: La musica è infinita e ogni musicista ha qualcosa da dire, e si può apprendere qualcosa, sempre. Non esistono musicisti perfetti, però esistono le perfette forme di ispirazione che naturalmente per ognuno di noi sono soggettive, e possono arrivare in maniera diversa, ma quando si comincia a suonare con entusiasmo e con qualcosa nello stomaco che non ti fa fermare, e sale e sale, quello è il momento perfetto, e magari parte da un film, da un musicista o delle immagini, dipende. La musica ci insegna che niente è irraggiungibile perché tutto può andare sempre oltre e superare ogni aspettativa, magari senza neanche saperlo. Bach è uno dei maggiori compositori storici di ispirazione comune che ancora oggi fa scuola, ma la musica si evolve, e arriva un signore di nome Emerson più avanti nel tempo che porta l’organo ad una visione completamente nuova, mentre magari Emerson stesso pensava “è veramente troppo grandioso quello che sento, irraggiungibile”. Forse ci sono dei momenti in cui si pensa che qualcosa è inarrivabile ma con la passione e l’entusiasmo, senza volerlo, a volte si supera ciò che si credeva impossibile. Purtroppo la nostra musica nasce in anni dove ormai c’è veramente di tutto e di più, ma siamo riusciti a creare un nostro sound e un nostro stile, portando qualcosa di innovative nel modo di vedere la musica oggi.

Quale vorreste che fosse il futuro di “Pandora” nei prossimi 5 anni?

Corrado:Non è semplice vedere il nostro futuro… certo che con tante belle premesse non possiamo che essere ottimisti e sperare in bene: ascoltare le nostre canzoni alla radio, fare tanti concerti e perché no, vendere tantissimi dischi! Un minimo di ambizione ci deve essere altrimenti cessa lo scopo per cui stiamo investendo così tanto sul nostro progetto. Fortunatamente noi tre siamo molto amici e riusciamo sempre a venire a capo a tutti i problemi. Quello che di sicuro vi possiamo dire e' che abbiamo materiale per molti dischi, per cui il futuro dei Pandora allo stato attuale e' radioso e non potrebbe essere diversamente.


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