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Pane e companatico / Mercenari africani per le guerre Usa / E gli europei non tarderanno

Creato il 07 maggio 2012 da Marianna06

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E’ incredibile dove può arrivare a spingere il bisogno di sopravvivenza per alcuni e di altri, all’opposto, la disponibilità invece a pagare qualunque cifra, pur di avere “carne fresca da macello”(è proprio il caso di dire)  che combatta per la propria causa, quando in patria è notorio che c’è  una  plateale riluttanza a farlo. E che, chi può, tranquillamente evita l’impiccio.

Lo racconta un giornalista sulle colonne  dell’ultimo numero di “Le Monde  Diplomatique  “, il mensile di cultura e politica internazionale, che in Italia viene diffuso insieme al quotidiano “Il manifesto”.

“Compro uomini per la guerra”.Questo è il concetto sotteso . E sono gli Usa a farlo.

 Il redattore, infatti, riferisce di un certo Bernard, ugandese.

Questo giovane, e come lui tanti altri prima e dopo, viene un giorno reclutato, previo annuncio letto casualmente su di un giornale, da un’agenzia  privata statunitense.

Una di quelle specializzate per la sicurezza, con la promessa di una discreta paga per tutta la durata del suo impegno.

 Egli deve solo accettare di andare a combattere .

Parola chiave = remunerazione.

Bernard firma questo, a suo dire, vantaggioso contratto e che in effetti lo è , rispetto alla povertà endemica e alla precarietà  delle condizioni di vita del suo Paese, e lascia l’Africa per l’Iraq.

Parliamo di una guerra, per altro, che per gli USA sarebbe stato meglio non si fosse mai fatta.

Durante gli anni del conflitto, come del resto è accaduto per tanti soldati anche americani, che hanno dovuto rispondere alla ferma obbligatoria, Bernard contrae inevitabilmente delle malattie e tutte abbastanza serie.

Al termine, quando fa rientro in Uganda, è convinto in buona fede che il suo contratto contempli anche le cure necessarie per ristabilirsi in salute.

Niente di più falso.

“Chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato, ha dato”.

Proprio come recita il vecchio adagio napoletano.

 Non si vede, infatti, neanche il becco di un quattrino oltre il denaro  guadagnato in precedenza e   speso, per necessità ,dai suoi familiari rimasti a casa.

E Bernard ,che al suo Paese ha ormai molto poco come mezzi di sostentamento e anche scarse forze fisiche e psicologiche, vive malissimo i suoi restanti giorni trascinandosi malattie, che avrebbero necessità di cure adeguate ma per lui , nei fatti, impossibili da fronteggiare.

Chi volesse particolari più dettagliati con corredo di precise indicazioni e di cifre, che non sono limitati  al solo caso di Bernard, legga per intero l’articolo su “Le monde diplomatique ”.

A me interessa evidenziare piuttosto questo genere di sfruttamento della persona umana,che non è quasi mai una scelta volontaria.

La povertà, quando non s’intravedono soluzioni possibili per il proprio avvenire, spinge a fare di tutto.

Ad accettare anche quello che, in condizioni di normalità, non avremmo mai voluto dover fare.

E le responsabilità di un certo modo”sballato”(eufemismo) di fare politica, che induce a questo, quale che sia il Paese in questione, ci sono tutte, io dico.

 E  penso subito, ad esempio, alla corruzione di certi ambienti molto vicini ai palazzi del potere, tanto in Africa che qui da noi in Europa, o in un diverso”altrove”ancora ,che quanto a sconcerto non fanno ormai, per novero di scandali, neanche più notizia.

Un mio amico, che ha visitato di recente Kampala e altre cittadine nelle vicinanze, conferma la macroscopica contraddittorietà tra ricchezza e povertà, rilevabile anche da parte di chi giunge fino  laggiù senza preconcetti.

Bernard è un ugandese ma non ci sono ,oggi giorno, purtroppo solo l’Uganda e l’Africa tutta a correre certo genere di  rischi per il futuro delle proprie nuove giovani generazioni.

C’è uno spettro della povertà, più agguerrito e indomabile che mai, che si aggira imperterrito e foriero di morte per l’Europa (la Grecia ne è già vittima)  ma che non è  lontano  neanche tanto poi dall’Italia.

Toccherà allora, unica chance, anche ai nostri giovani, in un futuro molto prossimo, il mestiere di soldato  per l’ultimo conflitto…. in conto Usa, se mai ce ne fosse uno, come ai tanti “Bernard” d’Africa?

E non sarebbe il peggio.

Esiste infatti, in ogni angolo di mondo abitato, un parcheggio malavitoso che approfitta assolutamente di queste circostanze per fare  anch’esso i propri reclutamenti.

Bernard, in Uganda, al suo paese, era proprio  questo quello che voleva evitare.

La sfiducia, che si registra nei confronti dei partiti politici di casa nostra,  deve far  riflettere.

E temere anche.  Specie se qualcosa non cambia.

Occorrerà dunque , da noi  e anche lontano da noi, quasi certamente un supplemento di onesta progettualità per governare.

Perché niente è impossibile a chi vuole sul serio fare bene il bene.

Anche in situazioni di difficoltà come quelle odierne.

Ma il supplemento di progettualità per le classi dirigenti implica soprattutto un supplemento di umanità, che va conteggiato immediatamente, senza ricorso ad alibi, e inoltre la messa in soffitta definitiva del classico “motivetto” di sottofondo del solo profitto per il profitto, che è tanto caro all’alta finanza.

Oltre la cancellazione ,ovvia di quella che si chiama corruzione e che pare sia il vizietto , il più difficile da estirpare, sotto ogni cielo.

E’ l’andare controcorrente la sola possibile scelta giusta.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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