Panini con farina di castagne. Mi consolo tra il buono e il bello...

Da Tatianadigrazia

Spesso la vita presenta il conto. E quasi sempre è salato. Fortunatamente spesso è fruttuoso nel tempo; a distanza di anni capita di ripensare ad un periodo negativo come ad una fase in cui, involontariamente e per forza, abbiamo imparato più cose. Ma nel momento in cui siamo in balia dell’onda, non facciamo certo della filosofia, tutt’altro. Capita di frequente di mettere in dubbio tutte le scelte fatte, di sentirci inadeguati di fronte alle situazioni che si creano, di non poter alzare la testa perché chi ci sta di fronte urla più forte e non siamo abbastanza equilibrati con noi stessi da non permettere all’altro di sovrastarci. Però la vita è bella ragazzi. Anche se a volte ti fa passare la voglia di stare a questo mondo, è bella. C’è troppo da assaporare, guardare, bere, vivere, gioire, conoscere, abbracciare, sognare.E c’è ancora tanto da mutare, migliorare, sperare, credere, amare. Mai vivere un giorno come se fosse uno qualunque. Mai vivere i giorni speciali senza considerare che ci sono stati donati per gioire e portare la nostra gioia al prossimo, perché siamo tutti interdipendenti. Come diceva qualcuno, i sorrisi sono contagiosi. L’amore per il cibo e per l’arte pure…
  La ricetta. Rimango ancorata alla mia Farina di Castagne, che d’inverno mi scalda tanto, mi rincuora, mi asseconda nelle preparazioni tradizionali e quelle più nuove.Fino a nonmolti anni fa pensavo che la farina di castagne fosse solo una specialità toscana. Ahimè noi toscani pensiamo sempre di essere unici al mondo in tutto quello che facciamo, diciamo, abbiamo…. quando mi sono trasferita a Milano, in tanti mi hanno fatto passare la boria a forza di risate e conversazioni su prodotti tipici e meno tipici. Il castagno è tipico si, ma di tutta Italia. Vive nei nostri boschi da tempo remoto, e si estende dalle Prealpi venete all’Appennino giù fino ad arrivare in Calabria. Ovunque ha trovato un habitat ideale e nonostante la diminuzione delle coltivazioni, il nostro bel paese rimane sempre al primo posto in Europa e il terzo nel mondo. Oltre che la quantità è bene soffermarci sulla qualità.Almeno 12 le eccellenze riconosciute al livello europeo,infatti molte hanno ricevuto marchi Dop e Igp.Questo pane di castagno l’ho visto su Sale e Pepe del Novembre 2011 e, con qualche modifica, ho fatto mio per portarlo sulla tavola circondato da Speck Igp, Prosciutto Toscano Dop, e formaggi molto saporiti, preferibilmente a pasta molle. Ingredienti200 g di farina 0160 g di farina di castagne 1 o 2 cucchiai di cacao amaro50 g di burro di ottima qualità1 cucchiaio di miele 2 g di lievito di birra disidratato 150 ml circa di acqua a t.a. 1 pizzico di saleFai sciogliere il burro a bagnomaria. Setaccia le due farine e il cacao, mescola tutte le polveri (compreso il lievito) tra di loro in una terrina capiente. Al centro forma una fontana, versa il burro, il miele, l’acqua e il sale. Lavora velocemente la pasta impastando per qualche minuto. Forma una palla con le mani, coprila con un canovaccio e lasciala riposare per almeno 3 ore. Non lieviterà raddoppiando di volume (almeno a me non è mai successo), ma si gonfierà un po’, quando ti accorgi che non va oltre, è pronto. Sgonfia pian piano l’impasto e forma tante palline, infarinandole con la farina 0, poi sistemale direttamente sulla teglia foderata di carta forno. Coprile e lasciale lievitare altri 60 minuti. Cuoci i panini a forno preriscaldato per 30-40 minuti. Servili tiepidi e accompagnandoli con burro e prosciutti e formaggi saporiti.  ______________________________________________________________Finalmente sono andata da Chagall, a Palazzo Reale.  Durante la fila interminabile ho conosciuto una signora di Perugia che mi ha raccontato tutta la sua vita nel tempo nell’attesa; alla fine sembrava un’adolescente quando descriveva la sua passione per l’arte. Dopo poco ha iniziato a parlare anche suo marito, confermandomi la loro grande voglia di viaggiare per musei e, anche se erano dei “semplici operai” non potevano certo rinunciare a questa gioia. Si, perché in fila di fronte a noi c’erano degli accademici che si vantavano di quanto sapevano, facevano, avevano…Non so se l’arte è destinata a pochi eletti come vogliono far credere i sofistici, credo invece il contrario, l’esatto contrario. L’artista, che fa da tramite tra l’arte e l’uomo – citando Josè Cura- lavora e soffre proprio per sollevare l’animo umano dalle umane sofferenze, incitandolo alla vita perché regalando “bellezza” dona, volontariamente o no, consolazione. E nella categoria dei consolati credo ci siano i più che i meno.Ho incontrato Chagall insieme a migliaia di altri volti, non ne ricordo neanche uno, tranne gli occhi di un bambino che continuava a chiamare sua mamma per invitarla a guardare prima un dipinto poi il particolare di un altro. Aveva gli occhi sorpresi, curiosi. Sbatteva le palpebre con energia e cinguettava con sua sorella mentre sua mamma, calma, li assecondava nella visione di ciò che li colpiva. Ecco. Chagall è questo. La meraviglia negli occhi di un bambino, che ha visto uomini volanti, donne sollevate da terra, mazzi di fiori dai colori sgargianti. Magari non ha colto il simbolismo, il guanto nero e l’ebreo errante, ma le opere cedono tante emozioni diverse tanti gli occhi gli si posano su, perdonatemi il toscanismo.
Chagall – Il compleanno, 1915“Non muoverti, resta dove sei. Non riesco a stare ferma. Ti sei gettato sulla tela che vibra sotto la tua mano. Intingi i pennelli. Il rosso, il blu, il bianco, il nero schizzano. Mi trascini nei fiotti di colore. Di colpo mi stacchi da terra, mentre tu prendi lo slancio con un piede, come se ti sentissi troppo stretto in questa piccola stanza. Ti innalzi, ti stiri, voli fino al soffitto. La tua testa si rovescia all’indietro e fai girare la mia. Mi sfiori l’orecchio e mormori…” scrive Bella Rosenfeld, moglie, musa e compagna di vita di Marc Chagall.  

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