Siamo di nuovo in montagna.
A dir il vero, prima di arrivare in montagna, ne abbiamo macinato di chilometri.
Ricordo che quella mattina mi svegliai prima che il sole sorgesse. No, era decisamente notte fonda.
La città dormiva, Roma era così bella che sembrava essere un incanto dipinto su una tela dell'ottocento, quando tutto intorno vi erano verdi prati e ruscelli, ove oltre le mura della città si potevano osservare pellegrini meravigliati dalla grandezza e dalla bellezza del Colosseo.
Ora la notte romana talvolta fa paura. Specie se ti ritrovi nei pressi della stazione, quando soltanto pochissimi sono i viaggiatori, molti i lavoratori che di fretta si recano a lavoro, e tanti altri che purtroppo una casa non ce l'hanno.
Il nostro treno parte ancora quando è buio. Vediamo l'alba dal treno. Un pallone rosso che si staglia in alto, piano piano.
Arriviamo con le prime luci, fa ancora abbastanza freddo. Ci sono i primi fiocchi di neve, che fortunatamente non sembrano essere pericolosi.
Ci riuniamo per la prima volta, dopo tanti anni, tutti insieme. Chi giunge dalla Germania, chi da Verona, chi come noi da Roma. Non è proprio un bell'evento, in genere si preferisce riunirsi in altre circostanze. Ma tant'è, dobbiamo andare poi di corsa a Lanciano, dove abbiamo un appuntamento con un fantomatico notaio.
Chissà perchè così lontano, penso io.
Ad ogni modo, la strada principale è interrota a causa di frane, così siamo costretti a fare delle stradine interne, arrampicandoci sulla montagna. Dal finestrino scorgiamo dei panorami incantevoli, così come le cascatelle che scendono piano piano.
Peccato non fermarsi ad osservare ancora un pò. Tutto intorno ancora neve, ma le strade sono pulite.
Giungiamo abbastanza puntuali a destinazione, soltanto che il notaio ci comunica lungo il tragitto che ritarderà, a causa di un imprevisto. Ma soltanto di una mezz'oretta.
Va bene, sono cose che capitano. Non ci lasciamo scoraggiare e nel frattempo, andiamo a curiosare tra i banchi del grande mercato. Davvero grande. Qualcuno fa acquisti.
Ci decidiamo poi a recarci presso lo studio: prima finiamo e prima possiamo magari mangiare insieme. L'ora del pranzo era vicina. Ma del notaio, nessuna traccia.
Telefonate, citofonate, sedute spiritiche. Niente. Il notaio non si trovava.
Siamo stati così oltre un'ora, ad aspettare, tra chiacchiere ed altro. Fortunatamente c'era il sole e si stava una meraviglia.
Finalmente il notaio compare. Ci dicono di salire.
Salire? Ma allora, da dove è passato?
Entriamo in un palazzo storico, elegante, di classe. Un palazzo rispettabile. Lo studio è al terzo piano. Qualcuno sale a piedi, qualcuno in ascensore. Siamo tanti.
La segretaria ci porge subito le scuse per l'attesa -e direi dopo oltre 1 ora e mezza- ma non ci fa entrare subito nello studio. Soltanto dopo scopriamo che nella sala assieme al notaio vi è una signora impellicciata che va via dopo circa 20 minuti. Si, altri 20 minuti d'attesa.
Tutti un pò meravigliati e alquanto alterati per l'episodio, cerchiamo di far buon viso a cattivo gioco, seppur gli animi non siano dei più lieti. Per una volta ci alleamo tutti contro il notaio.
A malapena riuscivo a guardarlo in faccia per la rabbia. Soprattutto dopo aver atteso quasi due ore. Soprattutto dopo che il notaio, sarcasticamente, mi chiede cosa dovessi fare dopo di così urgente. Quel che devo fare è affar mio signore, lei è pregato soltanto di rispettare gli orari e cercare di essere per lo meno un professionista serio.
Ecco, questo avrei voluto dirgli. Ma Sara ha taciuto, perchè di casini non ne voleva creare altri.
Ad ogni modo, dopo aver espletato le varie pratiche, dopo circa 1 altra ora, lasciamo quello studio. Noi non sorridiamo affatto, mentre il professionista intasca tutto il compenso pattuito, senza batter ciglio. Neanche lontanamente pensando di fare un piccolo sconto per l'accaduto.
Se fossi stata in mio zio, lo avrei lasciato lì dove si trovava e avrei cambiato notaio.
Ad ogni modo, avevo un treno per Roma da prendere alle 15,15, ma come potete immaginare, l'ho perso.
Un pò perchè il notaio ci ha messo lo zampino, un pò perchè mio cognato, guidato dal navigatore di Federica, si è perso la strada.
Avevamo solo tanta fame e un gran mal di testa. Perciò rallentiamo la nostra corsa e torniamo a Rionero Sannitico, per mangiare un panino.
A detta di Federica, i panini di Dante sono squisiti. Così non ci pensiamo due volte e andiamo a degustarli. Costano poco, sono buoni e ci vengono serviti quasi subito. Cosa chiedere di più?
Ne prendiamo vari, ma quelli più richiesti sono salsiccia e provola, e prosciutto, insalata e pomodoro.
Non lasciamo neanche le patatine. Affamati come non mai.
Nel mentre, come capita nei piccoli posti, mia Zia viene però quasi "rimorchiata" da un paio di tizi presenti nel locale. In realtà forse si conoscevano da bambini, prima che lei lasciasse l'Italia per la Germania. Fatto sta che iniziarono a parlare di quanto era bello viaggiare, dei posti da vedere, della birra a fiumi. Eh si, perchè i due sembravano molto interessati alla birra.
Insomma, alla fine invece di starcene tranquilli a pensare a quello che era appena successo, i due avventori cercarono in ogni modo di attirare l'attenzione di mia Zia, non lasciandoci in pace neanche per un minuto.
Cosa fare in questi casi? Forse la prossima volta, sarà meglio andare in incognito, con un bel cappellino in testa e con la bocca chiusa.
Ed è proprio in questi casi, che mi rendo conto di quanto le realtà cittadine e quelle dei paesi siano diverse. Di come le persone nei paesi cercano ancora un contatto umano -seppur a volte sembrano un pò invadenti- e di come in città questo non accade.
Sarà che ormai è una nostra abitudine starcene da soli. Sarà che il prossimo ci fa sempre un pò paura. Sarà che forse quando ci si "nasconde" dietro a un telefono o a un pc, tutto sembra più facile, senza far i conti con quelle che sono le emozioni.
Sarà che, è stata soltanto una giornata strana e non poteva che finire in questo modo.
Ad ogni modo i panini di Dante sono buoni: se vi capita di passare, andateci pure a nome nostro.