Nome: PANT
Cosa: Shampo e balsamo
Dove: TODIS
Costo: 1,09 € (cad.)
Giudizio: Ai posteri l’ardua sentenza.
A guardare la televisione s’imparano parecchie cose utili, per esempio se non guardassi la tv potrei sentirmi depressa e confusa dal fatto che una settimana dopo essermi diplomata come perito aziendale, mi chiamavano a casa per offrirmi un’occupazione e ora, a dieci anni di distanza, dopo una laurea (vabbé in lettere… va beh era pure breve!) usino il mio curriculum a mo’ di lettiga per buttare fuori i ragni dalla finestra.
Ma per fortuna guardo la tv e credo che se ci credi intensamente, cioè tipo strizzando gli occhi e dicendo “tipretipregotiprego”, tutto è possibile. Che una starlette-igienista dentale-escort (mica ho capito io… ) madrelingua inglese, può avere un posto nella giunta regionale della regione più ricca d’Italia, per esempio!
Per esempio, guardando la tv, ho imparato che a volte alcuni marchi che vogliono ringiovanirsi. optano per un restyling del packaging e accorciano il nome facendolo diventare una parola tronca. Lo è stato per Chinò… perché se il Chinotto era da sfigati e la Coca Cola troppo mainstream, il Chinò è la bibita di Chi(dice)No. Cioè gli indie e gli antagonisti. Anche perché con tutti gli zuccheri che ha la Coca Cola, col cazzo che ti puoi infilare dentro a dei jeans attillati o scappare da uno sbirro che ti vuole manganellare.
Perciò quando ho visto una confezione di shampo e balsamo molto simili a quella della PANTENE che si chiama PANT, ho subito pensato ad un’operazione commerciale di cui sopra. Anche perché il nome Pantene ricorda una medicina… PANT, invece è il verso onomatopeico dei fumetti, che sta ad indicare la fatica e io così, m’immagino il mio shampino e il mio piccolo balsamo PANT che fanno tanta fatica per farmi dei capelli e dei riccioli meravigliosi, come la parrucchiera cinese che mi ha scolpito i ricci perfetti con le sue manine pazienti (vedi qui e per un ulteriore approfondimento sulla storia -molto interessante- dei miei capelli leggi pure qui…)
Sempre guardando la televisione, La Signora In Giallo nella fattispecie, ho imparato parecchie cose, la prima è che gli uomini ci proveranno con te fino alla tomba, soprattutto se giovani e attraenti. Il fascino della schiera di rughe ad artiglio, sul labbro superiore deve essere irresistibile. L’altra cosa che ho imparato, grazie a Jessica Fletcher, è che se ti capita di avvicinare un bicchiere alla bocca e sentire odore di mandorle amare, sappi che sei fottuto… perché c’è dentro del CIANURO!!!!
Immaginatevi il terrore e la suspence, che manco la doccia del Bates Motel, quando ho aperto la mia confezione di shampo PANT e ho sentito odore di mandorle amare, però ho deciso di lavami i capelli lo stesso perché non aveva voglia di usare il sapone intimo per farlo.
Beh, non sono morta e questo mi fa pensare che forse, l’odore d mandorle amare non è necessariamente prova della presenza di cianuro e che forse Jessica Fletcher non me la racconta giusta. Vuoi vedere che quando sarò vecchia nessun uomo di bell’aspetto, cercherà di sedurmi facendomi dei massaggi al collo?
Il risultato, boh… non saprei. Direi BUONO. I capelli sono puliti e profumati, i ricci timidi e un po’ fiappi. Però, sapete come funziona coi capelli ricci? Ci sono troppe variabili! Ho usato prodotti di marca che mi hanno fatto ricci peggiori, ma magari dipende dall’umidità, dalla fase lunare o dal ciclo ovulatorio… chi può dirlo? Forse Melissa Satta con il suo programma “InsideOut – Tutti pazzi per la scienza?”
Mi astengo, mi dichairo neutrale e mi trasferisco in Svizzera. Perché la storia dei ricci e dei prodotti per quest’ultimi è una storia tormentata, condannata a secoli di revisionismo storico da parte di maggioranza e opposizione. Me ne gioco fuori.