Pantani, a dieci anni dalla morte ancora tanti dubbi sulle cause

Creato il 14 febbraio 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Sono passati dieci anni. Dieci anni da quella sera di San Valentino che a molti appassionati dello sport più popolare, inteso come sport che meglio avvicina il campione alla gente comune, ha cambiato la vita. La morte del “Pirata”, unico vincitore di Giro e Tour nello stesso anno, insieme a Fausto Coppi.

Marco Pantani, ai tempi delle sue faticose scalate (tempi.it)

Dopo così tanto tempo, ancora non si è arrivati a capire il perché di quanto successo in quella camera del Rèsidence “Le Rose” di Rimini, dove Marco Pantani perse la vita, in seguito (almeno stando alla versione ufficiale) a una presunta overdose di cocaina.

Molte voci hanno accompagnato le settimane che hanno preceduto questo tragico anniversario, scombussolando nuovamente una quiete che di fatto, in casa Pantani, mamma Tonina non ha mai trovato, decisa più che mai a combattere per riaprire il fascicolo relativo alla morte del figlio. Fascicolo chiuso troppo presto e con troppi enigmi irrisolti e mai realmente approfonditi: a partire dalla confusione nella camera del “Pirata”, difficilmente provocabile da una sola persona, seppur in preda a crisi ed eccessi incontrollabili; per arrivare alla presenza nella stanza stessa di alcuni bagagli che Marco Pantani, stando anche ai pochi testimoni, non aveva al momento del suo arrivo a Rimini.

E’ notizia di questi giorni che l’Avvocato Antonio De Rensis ha terminato l’istanza che porterebbe alla riapertura del caso Pantani. Questo per dare quelle risposte che milioni di tifosi e sportivi attendono da anni, e per dare quella pace che Pantani stesso non è più riuscito a trovare negli ultimi anni della sua vita e che meriterebbe di raggiungere almeno adesso.

I tifosi veri, quelli che come noi saltavano sui divani durante la straordinaria estate del ’98, coronata dalle vittorie di Giro d’Italia e Tour de France (primo e unico italiano a riuscire nell’impresa dopo Fausto Coppi) non possono che ricordarlo sempre con quelle immagini e quelle emozioni, entrate di diritto nella storia dello sport. Perché Marco Pantani, ultimo straordinario simbolo di un ciclismo che ormai non esiste più, sconvolto dal doping (quello vero) e da un numero sempre inferiore di veri talenti, ha contribuito ad unire milioni di italiani grazie alla sua classe, al suo coraggio, a quel suo sguardo mai del tutto felice e compiaciuto, che lasciava intravedere una sensazione di infelicità anche durante le soddisfazioni più grandi.

Il resto, ciò che accade dentro e fuori dalle aule di tribunale, lasciamolo a chi di dovere. Noi rimembriamo invece il Mortirolo, l’Aprica, Plan di Montecampione, il Galibier, Oropa, la maglia rosa e quella gialla, e la sua bandana: probabilmente anche lui vorrebbe essere ricordato così, e non riverso sul pavimento di una stanza d’albergo in una fredda notte romagnola di febbraio.

Omar Valentini


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