Pechino è grande, molto grande: se non ti fermi almeno una settimana allora vedi solo le canottiere con le panze all’aria, senti gli odori di tombino, ascolti il suono intorcigliato della lingua, assaggi i ravioli cinesi, resti fuori dalla città proibita e sfiori i laghi degli imperatori.
Al banco del fresco del Carrefour Pechino puoi trovare squaletti, tartarughe e serpenti.... vivi! I cinesi sanno apprezzare un ingrediente di giornata e li tengono nelle vasche come le aragoste.
Se chiudi gli occhi, ti addormenti e ti capita di risvegliarti in periferia – una periferia carina di una qualsiasi città del mondo a metà strada tra polo ed equatore - potresti essere a San Donato, a Levallois Perret o da qualche parte in Svizzera che è periferia per antonomasia (perché ovunque ti trovi in Svizzera, anche nel centro di Berna, ti sembra sempre di stare nella periferia di qualche altro posto).
Il tempo a Pechino è estremo: piove a dirotto o caldo umido, coltre di di neve o stellate a venti sottozero. Il meteo di Shanghai è come quello di un’immensa zona industriale: capannoni nuvolosi e automobilisti grigi che minacciano sempre ma non piovono mai. Da queste parti la Cina fa un po’ casa, bruttina e insignificante quanto l’adorata pianura padana. Mi stupisco che non ci facciano il grana come a Soresina.
Ma come è possibile che anche stasera replichi l’antipasto di meduse per cena? E' che sono così gentili che non riesco proprio a deluderli, per quanto quella specie di gomma che sa di aglio e aceto non sia esattamente il mio piatto preferito. Però ammetto che il dongpo, lo stufato di pancettone cotto nel vino con tanto di pelle del porco, non mi è dispiaciuto affatto (penso piacerebbe anche a papà).
E’ bello chiaccherare di cibo coi cinesi, sono degli appassionati: spiedini di scorpione, fritture di stelle marine , ristoranti di insetti (costosissimi), coniglio arrosto (alle ragazze piace rosicchiarne la testa), cervelli di scimmia (a cranio aperto e con la legittima proprietaria ancora viva) e dulcis in fundo il piatto dai tre suoni: un topino neonato implume che squittisce quando lo prendi con le bacchette e lo rifà quando lo immergi nel brodo bollente. Il terzo suono dicono lo farai direttamente tu, quando lo metterai in bocca.
Ah… la Cina!
(Beijin, Tianjin, Shanghai - Luglio 2010)
xM, goodluck
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