Si perché il Quirinale, parla di “panzane” dei falchi pidiellini, ma indirettamente e ingenuamente conferma che comunque una trattativa sulla grazia ci fu. Non solo: dimentica che parte di quella trattativa venne incorporata nell’omelia solenne di Napolitano il 13 agosto scorso. Dice infatti il santissimo Palazzo che “Berlusconi voleva una sorta di perdono generale per il suo ruolo di leader in questo ventennio”. Dunque il Cavaliere la grazia l’ha chiesta insistentemente e magari inesperto di trattative ricattatorie com’è lui, povera stella, deve aver avuto l’impressione che il Quirinale non fosse poi così avverso al provvedimento di grazia o magari – con vibrante benevolenza -avesse proposto altre strade, per esempio l’amnistia. Fatto sta che la lectio magistralis del 13 agosto riporta proprio la richiesta del Cavaliere e la pone all’attenzione e alla meditazione del Parlamento: “In questo momento è legittimo che si manifestino riserve e dissensi rispetto alle conclusioni cui è giunta la Corte di Cassazione nella scia delle valutazioni già prevalse nei due precedenti gradi di giudizio; ed è comprensibile che emergano – soprattutto nell’area del PdL – turbamento e preoccupazione per la condanna a una pena detentiva di personalità che ha guidato il governo ( fatto peraltro già accaduto in un non lontano passato ) e che è per di più rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza”.
Dunque ciò che dicono i falchi del Pdl sono panzane relative e semmai sono tali solo in relazione ai risultati di quelle trattative, non alla loro esistenza: del resto questo è ciò succede quando un presidente entra nella logica dei patteggiamenti facendo le funzioni di premier. Certo è un destino che con le trattative segrete Napolitano non ci azzecchi: quando non ci sono registrazioni da cancellare ci pensa l’ufficio stampa a dare conferme. La Consulta dovrebbe intervenire, ma ancora una volta tutto finirà a panzanelle e vino.