Paola Greco

Da Arkavarez
La sirena di Paola Greco 
Solo sei dunque fra i riflessi suoi
uno spasmo chiedi al liquido tergiversare.
Schiena scavata di sole
raggio inquieto che solchi l'onda
senza terra tu sei solo, buono da prenderti
in quest'oscuro mio volo.

Mistero solchi, la mente struggi
eroe segreto a cui nulla è dato
gratti la vita e sogni schiudi
mano d'ebano contro il sestante
che mai scorda, e poi sfugge ogni levante.

Ora volto il cerchio, è l'imbrunire
sciogli i lombi e sfuggi il tuo fato
vieni, non puoi, non m'hai scordato.

Sei un cipresso e sei un abete
tronco solcato, madido fulgore
piangi una radice, sei povera sete.

Guarda bene, vieni d'appresso
ho pinne grandi, sembrano ali
sfuggi l'immenso disperso
torna nell'ombra di sogni fatali.

Guarda le dita, già solcano roccia
son bianchi segreti di un sogno negato
sostanza che cola, cristallo di goccia
l'onda io canto, vedi che forma
guarda la luce, è attonito il cielo
qui è la padrona di un vasto sentiero

spirale volgo sul cheto bagliore
il seno è pronto, opposto crinale
mostra i tesori, lascia il timore
umide impronte già vedi e sorridi
denti di bianco mare vestiti,

sono alghe in piccoli, graziosi drappelli
selvagge carezze dai miei capelli,
levati orsù, levati ora
è candido muschio che puoi esplorare
dammi la mano, affonda la prora
mia soglia calda, che vuoi navigare.

Ora che hai perso ogni tua rotta
brivido estremo che grondi furore
senti quest'unghia rubarti l'amore
guarda il tuo fato, imprudente viandante
pirata d'impulso, guerriero abbagliante

la femmina coda trascina nei flutti
i piccoli sogni, che hai distrutti
lacrime amare che lasci affiorare,
sciocco soldato, semplice mortale,

getta le armi, schiave false in malora
lasciati e muori, l'ombra ti chiama
il ciclo è compiuto, t'avvolge l'aurora.

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