Paola: “Ho perso una gamba, ma non la voglia di lottare”

Creato il 27 novembre 2013 da Tipitosti @cinziaficco1

Ho ricevuto da Paola questa lettera. L’ho trovata davvero bella. Vi invito a leggerla.

“Sono nata a Chiampo (VI) il 20 giugno del 1965. Mi sono ammalata a 14 anni. La stanchezza, il dolore al ginocchio destro erano il preludio della malattia. La voglia di vivere, l’amore per l’atletica, rimanevano, ma i ricoveri all’ospedale non mi permettevano di vivere da adolescente. Vedevo i miei amici che si divertivano e pensavo di guarire presto, ma non è stato così. Non mi sono mai scoraggiata e ho continuato a combattere. 

La mia malattia rara si chiama Fibromatosi aggressiva (tumore desmoide) e colpisce i tessuti molli, può invadere anche l’addome. A me ha colpito il ginocchio destro. Più si operava e più avevo recidive, nonstante continuassi a fare chemio, radioterapie, eccetera..

La mia vita è cambiata molto, ma la voglia di vivere e di farcela erano immense. In tutto questo periodo ho conosciuto persone meravigliose che nella vita normale non avrei incontrato. Con la malattia ti serve poco per essere felice, anche solo una parola o un gesto d’affetto. Il momento peggiore che ha cambiato completamente la mia vita è stato l’8 maggio 2008 con l’amputazione della mia adorata gamba. Ebbene sì,  avevo lottato tanti anni per salvarla , ma il destino aveva deciso così.Mi sono stati sempre vicini i miei genitori, per me due angeli, mio fratello Alessandro, mia sorella Roberta e suo marito Elio.

E’ difficile convivere con questa malattia: 34 anni di sofferenza, 58 interventi, ma, la voglia di vivere è tanta e poi voglio con tutta la mia forza sconfiggere questo mio demone.

Il giorno dopo l’intervento dissi a mia madre:”Scoprimi”. Vidi un moncone tutto fasciato, avrei voluto urlare, ma poi mi dissi che almeno avrei finito di soffrire. Il confronto con lo specchio è stato duro, perché vedevo che una parte della mia femminilità se ne era andata.

Vicino a me ho sempre avuto la mia famiglia, ma soprattutto la mia adorata figlia Giulia, la mia gioia di vivere. Ho combattuto tanto contro mille difficoltà per vederla crescere. Mia figlia nella mia malattia è sempre stata bravissima.

Il mio ex marito mi ha lasciata quando Giulia aveva un anno e non è mai più tornato.

Ho scritto due libri “Un arcobaleno dentro una scatola bianca” e Volevo correre e sognare” solo per regalare un messaggio: “Viviamo la vita meglio che possiamo nel bene o nel male perché la vita è gioia! Vivere è un arcobaleno di colori che fanno bene al cuore, nonostante la soffernza”.

Ho tanti sogni: vedere mia figlia con una famiglia, vorrei che la mia malattia mi desse un po’ di tregua, mi piacerebbe riprendere a fare sport e incontrare un uomo che mi ami e mi accetti per quello che sono. Sto pensando di scrivere un altro libro. Cerco un editore serio che mi aiuti in questo progetto.

Quando mi sento giù mi aggrappo a Dio, parlo con lui, mi arrabbio ma lo sento vicino a me. La fede per me, in una parola, è VIVERE.

Sì, mi sento molto tosta. Se non fossi stata tosta,  non starei qui a raccontare la mia storia di vita..La vita, ricordatevelo, è sempre una gioia!

                                                                                                                                      Paola