Paolo angeli e takumi fukushima + retina.it, 5/3/2016

Creato il 09 marzo 2016 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Torino, San Pietro In Vincoli.

CHAMOISic, festival gratuito diviso tra “musica sperimentale, elettronica e jazz” che si tiene da ben sei edizioni in Val D’Aosta, quest’anno scende per la prima volta a Torino, e grazie all’associazione Musica 90 trova posto nell’ex cimitero di San Pietro In Vincoli (dove peraltro si s’era tenuto il primo Varvara Festival). Due serate in tutto, io ho seguito solo la seconda. Nella prima, il venerdì, il pubblico ha visto la mente del festival valdostano, il trombettista Giorgio Li Calzi in combutta coi torinesi Kinetik Laboratories (suonano e costruiscono delle speciali “macchine sonore”) e in chiusura il romano Margoo (aiutato dal batterista Donato Stolfi).

Al sabato, invece, si incrociano due idee di musica piuttosto diverse tra loro, ma entrambe interessanti per quello che a conti fatti vanno a proporre. Comincia il sardo Paolo Angeli, conosciuto per le numerose uscite soliste e le altrettante collaborazioni (Hamid Drake, Evan Parker, Mats Gustafsson), ma soprattutto per la sua speciale “chitarra sarda preparata”. Qui è con Takumi Fukushima, una violinista giapponese di stanza in Francia con un glorioso passato negli After Dinner (erano gli anni Ottanta, una proposta definibile “avantgarde”). Hanno già suonato assieme in Itsunomanika, lavoro uscito nel 2011, e questa sera ci ripropongono la liaison con risultati quasi al limite del superlativo. In un’ora circa – e con più bis, richiesti a gran voce dalla nutrita comunità sarda residente in città – i due riescono a catturare la mia attenzione grazie ai pizzicati del violino (e al fare teatrale e alla forte vocalità della Fukushima) che ben si innestano nei delicati tappeti sonori di Angeli, sempre sorridente, rilassato, capace di trasmettere gioia di suonare e di stare assieme. Questi fa il ritmo pure con una busta di plastica sotto un piede (debitamente microfonata) e pizzica tra le sue speciali corde con sicurezza e invidiabile fantasia armonica. Il loro in fondo è un rimestare tra memorie di terre lontane, divisi tra l’amore per melodie mediterranee e vitale approccio improv mai lezioso.

Dopo questo tipo di esibizione è certamente difficile immaginarne un’altra altrettanto coinvolgente, ma Lino Monaco e Nicola Buono sono musicisti navigati e sanno quello che fanno. Dei Retina.it mi sono occupato in maniera approfondita tempo fa, non solo per cruccio, ma proprio perché convinto dalla bontà del progetto, che parte da lontano e abbraccia le mille sfumature della techno e dell’elettronica in generale. Se ascoltate bene la loro discografia, troverete una serie di mai banali variazioni sul tema a fare la differenza rispetto a tante uscite più rinomate (vedi anche alla voce: pompate dalla stampa che conta). Partono piuttosto glaciali per poi elevarsi attraverso un uso potente delle ritmiche, nonostante qualche problema alle spie che Buono cerca di risolvere in corsa. I due comunque se la cavano con grande mestiere e sicurezza dei loro mezzi. Per me fanno già parte della storia, non ancora del tutto scritta, della migliore elettronica europea. Tra le altre cose, la coraggiosa Fukushima a un certo punto si palesa davanti a loro esibendosi in una danza lenta e affascinante, e confesso che la cosa mi ha colpito per grazia e coinvolgimento; tra l’altro non era stata affatto programmata.

A conti fatti due live talmente differenti da spiazzare e conquistare allo stesso tempo. Il pubblico era abbastanza numeroso e partecipe. Personalmente non posso che augurare all’organizzazione di continuare a proporre eventi come questo.

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