Il mondo dove Inaco ha mosso i primi passi e dove ha maturato la propria originale vocazione d’artista [ … ] è la Viareggio umile e vera che popolava le darsene, che viveva, con fierezza e dignità, un’esistenza di fatica, miseria e dolore, con la schiena incurvata sotto il peso di un duro lavoro e di un destino troppo spesso ostile, il volto segnato dal sole e dal salmastro, ma con negli occhi l’azzurro del cielo ed un fanciullesco sogno di libertà.
Un mondo semplice e genuino, dal quale non si è mai allontanato, di cui era orgoglioso e che ricordava ogni volta che ne aveva l’occasione.
Nacquero in tal modo le sue innumerevoli sculture: l’eterogeneo campionario di “tipi” della sua Viareggio, testimoni di un’umanità degradata riscattati alla vita dall’arte di Inaco, densa di comprensione e di pena per questo popolo di reietti, i suoi “Cristi” dove è sublimata l’umana accettazione del dolore, le tante testine di “bimbo”, amorosamente ritratte, che trasmettono un puro messaggio di speranza e di fiducia nel futuro.
( Paolo Fornaciari – brano tratto dal mensile “Nuova Viareggio Ieri” – Anno 1 – N.5 – ottobre 1992 )