Fotografo professionista da più di vent’anni, ha immortalato alcune delle principali manifestazioni sportive nazionali ed internazionali, in particolare di atletica leggera, calcio, ginnastica e canottaggio, collaborando in quest’ultima disciplina, con la Federazione Italiana. Oggi si dedica a documentare la cronaca di Ravenna, la sua città natale.
Ecco Paolo Genovesi, noto fotografo, giramondo per lavoro, grande animo e sensibilità assoluta, percorre da tempo con grande coraggio e senso di responsabilità il sentiero della solidarietà nei luoghi dove la vita vale meno di un volo d’insetto, dove un figlio disabile è da abbandonare in pasto agli animali della savana, come si faceva nella società spartana, quando i bambini deformi venivamo buttati dal Monte Taigeto..
Chi è Paolo Genovesi?
Sono nato a Ravenna nel 1969. Fin da piccolo ho avuto la passione per la fotografia, che mi ha portato nel tempo ad intraprendere la professione attuale. Sono fotografo da più di 20 anni. Ho lavorato nell’ambito sportivo e nella cronaca con la possibilità di viaggiare per il mondo. In questi ultimi anni mi sono dedicato maggiormente al sociale con la realizzazione di diverse pubblicazioni a tema.
Per dieci giorni ti sei è immerso nella realtà africana di Wamba, villaggio a sette ore di auto da Nairobi (Kenya). Hai immortalato quella realtà. Ne sono nati un libro e un dvd – Hello Wamba (Maglio Editore), che raccontano la quotidianità all’interno ed all’esterno dell’ospedale locale. L’obiettivo è raccogliere fondi. E’ così?
Sì e questo perché io e Marco Tarozzi, che ha curato i testi, pensiamo che un libro sia la diffusione di una realtà, oltre che una testimonianza immortale.
Ci parli di Wamba?
Avevo già avuto, per motivi professionali, la possibilità di andare in Kenya. Questa volta, però, ho conosciuto una situazione completamente diversa. Mi riferisco alla struttura del Catholic Hospital di Wamba, dove volontari medici, fisioterapisti e farmacisti si occupano della salute e del sostentamento della popolazione locale, per la maggior parte dedita alla pastorizia. Wamba si trova nella regione dei Samburu, a circa 600 km a nord di Nairobi, un altopiano a 1200 metri di altitudine. La popolazione appartiene alle tribù dei Samburu e dei Turcana e convive con il rischio quotidiano degli animali che popolano la savana. Un pericolo in più oltre a quello delle diverse malattie ed infezioni delle quali, appunto, si prende cura il Catholic Hospital.
Il tuo rapporto con l’Africa ?
L’Africa è un territorio esteso pieno di colori, luci, profumi, odori, rumori e grandi silenzi che ti entrano nella testa e nell’animo. Inoltre, pur tra le tante difficoltà, il popolo africano manifesta sempre cordialità ed accoglienza attraverso grandi sorrisi, soprattutto dei bambini. Il desiderio di vedere l’Africa mi è venuto dopo aver conosciuto un medico, che mi aveva parlato di Wamba. Mi auguro che con il libro e il cd riesca a sensibilizzare tante persone nei confronti del progetto “Hello Wamba”.
Hai sempre manifestato sensibilità nei confronti dei poveri e dei disabili. Giusto?
Prima di partire per Wamba avevo già avuto modo di entrare in contatto con il mondo della disabilità, avendo realizzato un libro, “Liberi di sognare”, che parla di 11 atleti paralimpici. A Wamba all’interno dell’ospedale vi è un reparto dedicato esclusivamente alle persone con disabilità, sia motoria che mentale. A Wamba, come in altre parti dell’Africa, persone disabili vengono generalmente abbandonate, quindi con un elevato rischio di morte. Presso l’ospedale scampano a questa fine ed hanno anche la possibilità di ricevere cure.
La fotografia ci aiuta a combattere il tempo che scorre e a dare testimonianze. Del tuo libro, cosa desideri rimanga maggiormente impresso nel lettore?
Mi piacerebbe che le immagini del libro avvicinassero a persone e terre che sembrano tanto lontane.
I tuoi progetti futuri?
Sto lavorando a due nuovi libri e a un video, uno a carattere sportivo ed uno a carattere sociale.
Matteo Selleri