da criticaletteraria.org di martedì 25 ottobre 2011
Signora dei filtri
di Patrizia Poli
Ilmiolibro.it, 2009
Da un lato, la materia narrata non deborda, non si fa grido inarticolato, non stravolge nell’enfasi o nella svenevolezza l’espressione, dall’altro, la stessa espressione, ammettendo increspature, effrazioni alla pura comunicazione, non cancella quanto d’incomunicabile, d’irrazionale e irriducibile la materia narrata comporta. Sotto l’equilibrio si avverte la profondità, l’abisso, la resa alle forze irrazionali, comunque in qualche modo operanti nell’agire dei personaggi (e di ognuno di noi). Si tratta d’increspature, di emersioni appena percettibili, sulle quali l’autrice non indugia, quasi di fenditure inappianabili che testimoniano lo sforzo, la tensione per trattenere contenuti psichici che metterebbero a repentaglio l’assunto comunicativo e narrativo. Nel prologo Medea, ormai bandita dal consorzio umano, sola in un’isola deserta, dice
“So quando la fame è in agguato dietro un cespuglio, e quando la preda smette di dibattersi, quasi un sollievo, e si arrende”.
Quasi un sollievo… (al riguardo vorrei notare che anche qui, come nel Respiro del fiume – l’altro romanzo di Patrizia Poli che abbiamo recensito sul nostro sito -, è rappresentata una scena di suicidio dalle caratteristiche molto simili: il placido e imbelle scivolamento dal dolore, vivo e crudele e immeritato, alla morte) E ancora di Medea:
“Era la sua disgrazia, accorgersi di tutto, avvertire ogni vibrazione, intuire i pensieri della gente e l’ostilità che la circondava. Era sempre stato così, da quando ricordava, e ne aveva molto sofferto, senza mai farne parola con nessuno, per orgoglio, per non mostrare debolezza”.
Come dire: l’eccesso di odio e d’amore, la follia dell’incantatrice, della Signora dei filtri (farmaci o veleni, non pozioni magiche) ha un’origine non dissimile da quella del diverso, dell’artista, di chi potrebbe diventare la Signora della scrittura. Insomma quell’equilibrio, quella scelta comunicativa e narrativa sono anche la trasfigurazione artistica – letteraria, nello specifico – delle forze che potrebbero squassarlo. È, alla fine, il consentimento alla scoperta della costante compresenza e di una comune origine dei contrari: chiaro e scuro, solarità e lunaticità, vita e morte.
Ah, dimenticavo. Signora dei filtri è un libro autopubblicato, ovvero poco più (non me ne voglia l’autrice) di un dattiloscritto affidato ai capricci ondivaghi della Rete. Io credo che meriti qualcosa di più: ad esempio un editore che dica al pubblico: “comprate e leggete questo libro, ne vale la pena, io stesso ci ho scommetto qualche soldino”. Orsù, editori - piccoli, medi o grandi – date, o fate dare, un’”occhiata” a questo romanzo, chissà che… Paolo Mantioni