Il Pontefice abbatte il muro del materialismo nel santuario di Solmoe, denunciando chi crede di vivere una vita valida solo perché è ricco, ma che poi si riscopre interiormente vuoto. “Gesù può trasformare tutto, anche le situazioni più disperate”, e spiega che la Chiesa “deve rappresentare l’unità di tutta la famiglia umana”.
Contro la violenza e la ricchezza. “Insieme con i giovani di ogni luogo voi dovete adoperarvi ed edificare un mondo in cui tutti vivono in pace e amicizia, superando le barriere, ricomponendo le divisioni, rifiutando la violenza e il pregiudizio”. Con la “idolatria della ricchezza, del potere e del piacere” aggiunge “si ottengono costi altissimi nella vita degli uomini”. I giovani sono i più fragili perché “anche se circondati dalla prosperità materiale” soffrono di “povertà spirituale, solitudine e silenziosa disperazione”. Come se il “deserto spirituale” li derubasse “della speranza e in troppi casi anche della vita stessa”.
La prima parte del discorso in inglese è stata seguita da una seconda parte in italiano. “Ho un inglese scarso”, dice il Pontefice.
Si affrontano poi altri dubbi, quasi di intima natura, che scaturiscono specialmente nei giovani: “Che strada devo scegliere? Tu non devi scegliere nessuna strada è Gesù che sceglie”. E si affronta la delicata questione della divisione: “Ci sono due Coree?” si chiede “No, è una, ma la famiglia è divisa”.