Papa Francesco parla ai vescovi del Secam (Conferenze episcopali di Africa e del Madagascar)

Creato il 09 febbraio 2015 da Marianna06


 

Due giorni addietro, sabato 7 febbraio, ricevendo i vescovi africani del Secam, Papa Francesco nel rivolgersi loro, senza troppi preamboli, ha subito messo l’accento sul tema “giovani e famiglia”.

Perché?

Perché l’Africa è il continente con l’età media più bassa in assoluto ed è anche un continente dove, nonostante i tantissimi sforzi dei governi (quando questi s’impegnano con apprezzabile serietà e qualche volta accade) ,delle numerose organizzazioni umanitarie sia locali che internazionali  e della stessa chiesa cattolica, i giovani stentano, molto spesso, a potersi costruire un avvenire sereno.

Le cause sono certamente politiche (vedi i migranti che chiedono da noi di continuo lo status di rifugiato politico), specie lì dove ci sono delle dittature camuffate da democrazie, ma ce ne sono anche altre di cause legate al consumismo occidentale esasperato, introdotto nei Paesi africani attraverso i media e che spinge, nei contesti giovanili spesso privi di guida e formazione, all’aumento della piccola (o  addirittura grande a seconda dei casi) criminalità.

Quando si vede ciò che si sa che non si potrà mai avere per mancanza di denaro(e, per giunta, la strada è l’unica maestra di vita) è quasi consequenziale imboccare un percorso sbagliato pur di raggiungere quello che è l’obiettivo del possesso.

E non c’è solo questo che riguarda la gioventù d’Africa.

Ci sono le famiglie, i cui capofamiglia sono di frequente senza lavoro e, quindi, senza possibilità di sostentare i propri figli. Consentire cioè loro di frequentare le scuole. Perché le scuole in Africa costano. E parecchio pure tra tasse, libri e divisa.  Ed ecco così che, a una situazione di scontata difficoltà di sopravvivenza, si aggiunge la piaga del lavoro minorile mista all’analfabetismo.

E c’è ancora l’inclemenza del clima, che condiziona la vita dei piccoli agricoltori nelle aree rurali. Per cui, anche accontentandosi di poco, cioè di una vita senza pretese,fatta di sole fatiche, accade che la gente non riesca a riempire giornalmente lo stomaco nemmeno con un piatto di polenta di miglio.

 E l’inclemenza del clima sappiamo bene anch’essa da dove trae origine.

E’ figlia dell’avidità dell’essere umano (il nostro sviluppo), quell’essere il più scaltro e il più potente, a scapito del più debole e indifeso. E  non conosce freni inibitori. Ed è così da sempre.

Fino a che poi i danni  non diventano  irreversibili e irreparabili  e si hanno le note siccità, carestie o inondazioni, di cui apprendiamo con toni allarmistici dai titoli delle news dei nostri media.

Perché si riesca a mettere un po’ di riparo, per quanto umanamente possibile, ad una situazione così complessa, Papa Francesco domanda ai vescovi d’Africa una maggiore vicinanza alla gente.

Innanzitutto un modo d’ essere più accogliente e un parlare molto semplice. Comprensibile da parte di tutti. Insomma una vicinanza concreta alla propria gente.

E il concetto espresso ha una sua implicita spiegazione.

Le alte cariche della Chiesa in Africa (e non solo lì) devono dare il buon esempio. E non come si verifica talora che si legge da parte degli interessati l’accesso alla carica come di un privilegio  particolare di cui poter usufruire nel lusso e nell’agiatezza, dimentichi di chi intorno stenta nel bisogno.

E , con le dovute eccezioni, purtroppo ciò accade.

Diversamente- ha chiarito Papa Francesco - c’è il rischio più che sicuro di tenere la gente lontana dalla Chiesa. E non è  un bene.

Questo modo di rapportarsi, da pastore, da guida, potrebbe anche scongiurare,specie di questi tempi, il pericolo non troppo peregrino di un avvicinamento del mondo giovanile alla mala pianta del fondamentalismo, quello islamico ad esempio, verso cui giovani scontenti, possono eventualmente sentirsi attratti.

Molte volte lo si fa perché si pensa da parte dei giovani di acquistare in dignità. O di avere un abito, un paia di scarpe, che magari non si hanno a casa propria. Per tacere del possesso di un’arma, che fa sentire potenti rispetto ai propri coetanei ,che  ne sono privi.

E perché ciò sia è assolutamente necessario puntare su istruzione e formazione nel mondo giovanile.

Bisogna far comprendere ai ragazzi e alle ragazze che violenza e sopraffazione sono il male per antonomasia e che le differenze religiose non c’entrano affatto.

Esse sono solo un pretesto, per chi le strumentalizza ai propri fini, nascondendo ben altri interessi di dubbia natura .

Insomma aiutare ed essere vicini ai giovani e alle famiglie, anche e soprattutto dove ci sono malattie e disabilità e pochi mezzi per porvi rimedio, è un dovere imprescindibile- ha concluso, il pontefice- nell’accomiatarsi dai vescovi.

Una strada da percorrere con amore e abnegazione anche se in salita, e perciò faticosa.

Perché è questa l’unica,  quella che ci indica Gesù.

E la dimostrazione dell’importanza di tutto ciò è la testimonianza -ha detto Papa Francesco - di tanti missionari africani e no, che non hanno esitato e non esitano a spendersi per coloro che hanno avuto o hanno oggi bisogno di tutto.

Accade anche in questi giorni, in queste ore, in particolare in quei Paesi lì dove l’ebola, che pareva tendesse ad arrestarsi come contagio, purtroppo, continua invece a falcidiare senza sosta vite umane. 

                                 Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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