Papaveri.

Da Suster
Un viaggio di cinque ore in macchina con due pupe di cui una di soli due mesi è sempre un po' un massacro.Ma poi arrivi che sono quasi le undici di sera e scopri che il piazzale davanti casa è pieno zeppo di papaveri, e allora pensi: domani quando lei li vedrà impazzirà.Perché lei per ora è crollata addormentata nel seggiolino, con il collo a 90°, dopo esser stata vigile quasi per l'intero tragitto.

I papaveri sono fiori generosi: si regalano al passante anche negli scorci altrimenti squallidi di marciapiedi di periferia, accendono l'asfalto di sfarfallanti rossi, ed è come se ti dicessero: lo vedi? La civiltà non l'avrà mai del tutto vinta su Madre Natura. Tutto il petrolio del mondo non basterà ad asfaltare l'intera sua superficie. Noi siamo tra tutti i fiori i più umili, i più effimeri, i meno pregiati, ma bastiamo a regalare gioia alle mani di una bambina che ci cerca sui bordi dei marciapiedi.


Noi veniam fuori dalle fessure tra il cemento e il marmo, ci accontentiamo di poco, da quel duro terreno tiriamo fuori il nostro nutrimento. Tanto domani, al più doman l'altro, già non ci saremo più.
 
E ci prestiamo a quei giochi un po' crudeli che affrettano la fine di nostra già così breve e precaria esistenza.

Per donarle l'emozione di una sorpresa, nelle sfumature rosate dei nostri boccioli.

Così dicono, i papaveri, mi par di sentirli, mentre lei li sfoglia, attenta.

Lo sai che i papaveri...
 
... son alti alti alti!




E tu sei piccolina.


E vide degli alti papaveri al sole brillar

e lì s'incantò.