Pappa e Ciccia

Creato il 21 maggio 2011 da Albertocapece

Non avevo nessuna intenzione di occuparmi della signora Ciccia Matilde, quella che ha accusato Pisapia di non averla voluta difendere in una causa di separazione, perché chiedeva troppo: cerco di tenermi lontano da questi squallori pidiellini.

Ma poi sono stato fatalmente attratto dal personaggio che riassume in sé tutto il declino e il vuoto del berlusconismo: la menzogna, la resa, l’ipocrisia, l’intimo svendersi per un piatto di lenticchie. Le lenticchie di comparsate in tv e a manifestazioni mondane. Cecità ed egoismi di piccolo cabotaggio. La signora Ciccia è stata una campionessa di pattinaggio negli anni 70, poi, in una rovinosa e inarrestabile discesa, si è dedicata al cinema in capolavori, quali “Zappatore” con Mario Merola, poi ancora al commento sportivo dove ha dimostrato il suo fiuto per aver detto che Carolina Kostner non avrebbe mai vinto nulla. Ci ha provato pure con la politica prestandosi ad entrare in lista con Sgarbi per le comunali di Cantù nel 2007.  Si ci ha provato anche con la lettera contro Pisapia.

Una povera donna smarrita che non ha saputo essere all’altezza di se stessa, che si è abbandonata alle sue forme prodighe, che ancora girano sul web nelle collezioni osé di antiche starlette. Qualcosa che davvero stringe il cuore, una vittima dell’Italia da bere, che non si è mai liberata dalla cattività del futile e che ora soffre del complesso di Stoccolma.

E’ anche una delle poche madri ad essersi vista togliere l’affidamento del figlio, per ragioni non è dato di sapere. Ma la vicenda di cui avrebbe dovuto occuparsi Pisapia balzò agli onori delle cronache nel 2004 quando la Ciccia si rivolse al Corriere della Sera per lamentarsi in modo po’ vuoto, ma anche non privo di un qualche sfondo ricattatorio dell’ingiustizia di cui si sentiva perseguitata. L’amor di madre le fa dire:  “la verità è che io rischio di perderlo definitivamente (il figlio, ndr), assieme anche alla casa in cui vivo”.  Un attico pare di 200 metri quadri. E non era la sola preoccupazione: «A scuola suo padre gli fa avere per merenda caviale e tartufo: questo non è naturale, non va bene”

E già non va bene, che sorprendente saggezza. Ma qualcosa mi dice che la signora Matilde non consideri queste merende così innaturali per se stessa. E dunque perché non dare un aiutino, non fare da madrina alla Moratti nel party elettorale? Ma si, qualcosa per resistere sugli spalti delle comparsate, a quasi quarant’anni dai momenti di gloria. Attacchiamo Pisapia. Raschiamo dal barile gli ultimi rimasugli di dignità per portarla la banco dei pegni del Cavaliere.

Accattonaggio sul ghiaccio. Da campionessa, naturalmente


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