"Per rendere ideale il mio argomento devo far convergere tutti i raggi in un unico cerchio, devo polarizzarli, è il cerchio tragico nel quale ti farò riunire sarà, come ho già detto, un'anima di mia scelta, qualcosa di analogo a quello che il XVIII Secolo definiva l'uomo sensibile, a quello che la scuola romantica chiamava l'uomo incompreso e a quello che le famiglie e la massa borghese infamano generalmente con l'epiteto di originale.
Un temperamento nervoso melanconico al tempo stesso favorisce maggiormente le evoluzioni di una simile ebbrezza; aggiungiamo anche una mente colta, esercitata nello studio della forma del colore; un cuore tenero, spossato dall'infelicità, ma ancora pronta rifiorire; giungeremo, se volete, fino al punto di ammettere antiche colpe, e, ciò che si deve dedurre in una natura facilmente eccitabile, se non vivi rimorsi, almeno rimpianto del tempo profanato e malamente occupato.
Il gusto per la metafisica, la conoscenza delle diverse ipotesi filosofiche sul destino umano, non sono certo inutili complementi - non più che questo amore per la virtù, una virtù astratta, stoica mistica, che è enunciato in tutti libri di cui si nutre infanzia moderna, come la più alta vetta verso cui un'anima di valore possa aspirare.
Se si aggiunge a tutto questo una grande raffinatezza dei sensi, che ho messo come condizione supplementare, credo d'aver uniti i più comuni generali elementi dell'uomo sensibile moderno, di ciò che si potrebbe definire la forma banale dell'originalità."
Da "Il poema dell'hashish", p.105