Salve a tutti!
Il titolo potrebbe fuorviare. Si potrebbe pensare a un intervento a metà strada tra il religioso ed il filosofico. Invece, nonostante il titolo, anche questo mio intervento sarà estremamente terra-terra e legato al tema portante di questo nostro blog: l’editoria e i libri.
Come si legano i due Mondi Ultraterreni con l’editoria e i libri?
Beh…
Già il nostro Sommo Vate aveva fatto un viaggio attraverso i tre Regni dell’Aldilà. Però io qui non voglio prendere a spunto la “Commedia” dantesca ma due racconti brevi del “papà” di “Moby Dick“: Hermann Melville. I due racconti che mostrano al lettore dei mondi in antitesi tra loro s’intitolano “Il paradiso degli scapoli” e “Il tartaro delle fanciulle”.
Sono due racconti molto belli, solitamente inseriti, per via della loro brevità, a mo’ di completamento, di racconti più lunghi come “Bartleby lo scrivano” o “Benito Cereno” e mostrano due mondi totalmente differenti tra loro. Nel primo, “Il paradiso degli scapoli” cioè, vediamo un gruppo di scapoli che si riuniscono in un club londinesi, “Il paradiso degli scapoli” appunto, per trascorrere le proprie serate in allegra compagnia; ne “Il tartaro delle fanciulle”, invece, le fanciulle sono costrette a lavorare in una fabbrica a condizioni a dir poco penose!
Tutto questo cappello introduttivo mi è servito a “lanciare” la mia storia a due facce. Per la verità non si tratta di una storia, almeno non nel senso proprio della parola. E’ infatti una (serie?) di considerazioni legate al mondo dell’editoria, visto non come autore ma come “operatore interno”. Nell’editoria, specie ultimamente ma non solo, fioriscono una serie di lavori in forma di collaborazione più o meno saltuaria, rarissimamente remunerate e dove l’unica cosa che sembra sicura è l’insicurezza o, come usa dire oggi, la precarietà del lavoro. Precarietà chiamata, più elegantemente, saltuarietà. Che li chiami in un modo o nell’altro quel che però resta sicuro è che il precario di turno non ha alcuna certezza nè stabilità. E spessissimo, come ho detto sopra, non viene pagato, salvo che la casa editrice di turno, non decida di ricompensare, almeno in parte, gli sforzi e l’impegno del collaboratore di turno. Ma questo caso si verifica più raramente della nascita di una mosca bianca, ahimè. Questo ordine di cose fa del mondo editoriale “Il Paradiso del precariato e l’Inferno dei precari”. E lo dico senza alcun intento piagnucoloso, tant’è vero che io il mio lavoro da “collaboratore saltuario” all’interno di una casa editrice me lo tengo stretto, ma solo per presentare quello che, anche per via della mia esperienza diretta, è un dato di fatto. E il dato di fatto, detto in parole poverissime è che, questo tipo di collaborazioni serviranno pure per mettere il proverbiale “piede nella porta” ma quanta fatica per riuscire ad infilarcelo! E’ vero che in certi casi, e questo è uno di quelli, “chi la dura (e dimostra intraprendenza e voglia di fare) la vince” ma quanto bisogna durarla per poterla spuntare?!
Grazie per la pazienza e l’attenzione! Ora la palla passa a voi carissimi lettori! Non abbiate timore ad esprimere le vostre opinioni in merito a quanto ho scritto! Esprimetele in modo da rendere più “partecipato” questo nostro blog!
Per ora vi auguro buona serata e buona notte e vi do l’arrivederci alla prossima occasione!
Con simpatia!