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Parco Majella
Il suo paesaggio è in parte simile al Grand Canyon americano. Monti, vallate e valloni contornano uno dei più bei territori di montagna. Stiamo parlando del Parco della Majella, area protetta che ricade su ben tre province dell’Abruzzo, collocandosi tra i parchi nazionali più importanti d’Italia e di questa regione. Rocce, valloni e vallate su cui scorrono fiumi di rara bellezza, si intrecciano con sentieri boscosi e con eremi costruiti dalle antiche popolazioni che abitavano questa terra. Il Parco confina con gli altri territori protetti dell’Abruzzo, rappresentando di fatto un importante patrimonio per la tutela e la valorizzazione della biodiversità. Dopo le razzie del passato, i mammiferi di montagna sono stati man mano introdotti per ripopolare il loro habitat naturale. Migliaia anche le specie vegetali protette che si possono ammirare non solo nei sentieri, ma anche nei giardini botanici del Parco. Come si può notare, le cose da vedere alla Majella sono tantissime. Ammirarle di persona non è solo un’esperienza indimenticabile, ma anche un modo per valorizzare una terra ricchissima di cultura, tradizione e biodiversità.
Caratteristiche
Storia
La storia del Parco della Majella è antichissima e trae origine dalle più importanti ere geologiche. Durante la preistoria, gli sconvolgimenti della crosta terrestre e le variazioni climatiche diedero origine alle rocce calcaree e dolomitiche. I primi insediamenti umani del Parco risalgono a circa 800 mila anni fa, quando agricoltori e pastori utilizzarono le risorse dei boschi per nutrirsi e per praticare l’allevamento e la pastorizia. Non tutti gli antichi abitanti scelsero di dedicarsi all’agricoltura. Alcuni preferirono la vita spirituale, ritirandosi presso piccole casupole a forma di monastero, chiamate “eremi”. La vita delle antiche popolazioni della Majella venne anche segnata da frequenti razzie e ruberie perpetrate da ladri e briganti. I segni di queste ruberie sono ancora presenti nelle incisioni effettuate su alcune rocce, che, per questa caratteristica, vengono chiamate “tavole dei briganti”. L’istituzione del Parco nazionale della Majella avvenne nel 1991, grazie alla legge quadro che individuò le aree italiane da proteggere, tra cui era compresa anche quella del massiccio abruzzese. L’istituzione ufficiale si ebbe però solo nel 1995 quando venne emesso il decreto e quando venne istituito l’Ente gestore del Parco, con sede in provincia di Chieti.
Flora e fauna
Il patrimonio florofaunustico della Majella è davvero molto vasto. Le specie che insistono nelle aree di montagna e dei valloni sono endemiche e rappresentano proprio le specie di punta della biodiversità del Parco. Tra i 1700 e 1800 metri si trovano i faggi, ma anche tasso, agrifoglio, sorbo, acero, cerro, carpino nero, ornello e alberi da frutto. Presenti anche sottospecie derivate dalla riduzione dei ghiacciai. Tra queste, viola della Majella, ranuncolo magellense, stella alpina dell'Appennino, genziana magellense, tarassaco glaciale, adonide distorta, pinguicola di Fiori, aquilegia della Majella, soldanella della Majella, scarpetta di Venere, ginepro sabino, androsace abruzzese, carice capillare e centaurea di Tenore. Ad altitudini maggiori troviamo il ginepro nano, il sorbo alpino, specie rara, l'uva d'orso, il ginepro sabino e il mirtillo. Nei versanti più mediterranei del Parco troviamo invece il leccio e l’acero di Lobel. Tra le rocce più inaccessibili della Majella, ovvero tra il Vallone di Macchialunga e la Valle dell'Orfento, si trova il pino nero italico, specie spontanea. Tra il Monte Pizzalto, su un’area di circa ottanta ettari, si trovano faggi secolari in cui si notano anche i morsi degli animali domestici portati al pascolo. Molto interessante e oggetto di studio è anche la fauna, tra cui spiccano il lupo appenninico, la lepre, il cinghiale, il camoscio, la lontra, l’orso bruno, la faina, la donnola, la talpa, la volpe, il tasso, il riccio e la martora. L’avifauna comprende invece il falco pellegrino, il falco pecchiaiolo, il fringuello alpino, il gheppio, il lanario, il merlo, lo sparviero e il picchio.