Parere personale

Da Loredana V. @lorysmart

Non ho nulla contro gli omosessuali, a patto che vivano serenamente la propria condizione senza provocazioni, esibizionismi e carnevalate.

Mi riferisco, ovviamente, a lla messa in scena volutamente messa in atto da Luxuria in occasione delle Olimpiadi invernali di Sochi. Ora, in Russia un omosessuale non è perseguito, almeno formalmente, come tale: sono invece proibiti comportamenti ed esibizioni che pubblicizzino in maniera esplicita, in presenza di minori, il comportamento omosessuale. E Vladimiro Guadagno (per me resterà comunque sempre e soltanto un uomo “travestito” almeno fino a che non si sottoporrà ad un’operazione di cambiaento di sesso) si è recato in un paese violando esplicitamente questo divieto che, volente o no, là è vietato. (E sempre secondo me, questi sono comportamenti che più recano danno al movimento omosessuale)

Poi c’è la questione nostrana, dove la scuola si sta ingerendo sempre più massicciamente nell’educazione che dovrebbe invece essere impartita dai genitori, la cui funzione formativa viene sempre più sminuita e snaturata. Ci sono infatti delle decisioni (e non certamente “scelte” come alcuni le hanno definite), che  vengono imposte sempre più frequentemente.

La scuola ha il compito di istruire, l’educazione spetta alla famiglia. Invece ci si sta avviando verso una cultura dell’omologazione sessuale (spacciata per “progressismo”, “omogenitorialità” e “cultura della differenza”), estraniando del tutto i genitori dall’educazione dei figli. C’è un orientamento preciso per questo argomento, (*) che prevede corsi di educazione obbligatoria sui diritti dei LGBT sia per gli insegnanti che per il personale non docente, ossia addetti alla segreteria e bidelli.

L’educazione sessuale di base, come materia scolastica, (in questo caso sarebbe appunto meglio parlare di istruzione sessuale)  va bene, però certi argomenti sono di stretta competenza della famiglia. In questo modo viene completamente cancellata l’infanzia dei bambini, investendoli con problemi a loro estranei e che ciascuno di loro dovrebbe affrontare a tempo debito (non tutti maturano allo stesso momento) per entrare gradualmente nel mondo degli adulti.

Ci sono infatti delle decisioni (e non certamente “scelte” come alcuni le hanno definite), che vengono imposte sempre più frequentemente, quando, nemmeno tanto velatamente, si instilla la cultura del “diverso”. Ora, il diverso è tale in quanto esula dalla normalità. Non è detto che sia un male, ma di certo la maggioranza delle persone non è così. Trovo quindi assurdo voler plasmare ( per non dire plagiare) la mente di bambini ancora in tenera età (parlo di scuole dell’infanzia ed elementari) inculcando loro tramite favolette create all’uopo o addirittura semplici problemi di matematica questa problematica che dovrebbero affrontare in epoca più matura. 

Questo inizia con la proposta di storielle dove un pulcino ha due mamme galline o dove una bambina va al supermarket con i suoi due papà e compra tre lattine di bibite e deve calcolare quanto spenderà per questo acquisto. Una maniera che io definisco subdola per inculcare l’idea che il diverso sia la normalità. 

(*) progetto in mano al gruppo di lavoro LGBT formato da 29 associazioni tutte affiliate all’Arcigay

e “controllata” dall’OSCAD, (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori), una forza composta da polizia e carabinieri che tanto ricorda le polizie dei regimi dittatoriali, anche se dal 2010 in poi sono state fatte solamente 83 denunce per reati relativi all’orientamento sessuale (aggressioni, offese, minacce, ) il che non configura certamente un’emergenza nazionale come vorrebbe far credere Scalfarotto, estensore di un progetto di legge contro l’omofobia. Questo contrasterebbe in sostanza con l’art.3 della costituzione in cui si dice che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale (ecc.ecc…) senza distinzione di sesso (ecc.ecc)…” mentre in tal modo si creerebbe una categoria di cittadini con maggiori tutele rispetto agli altri.