Il Concerto è un film di qualche anno fa, una sorta di fiaba dal lieto fine improbabilissimo, come tutte le belle fiabe che si rispettano. Non so se ricordate la trama: un grande direttore d'orchestra del Bolshoi di Mosca, reo di non aver voluto licenziare due musicisti ebrei, vivacchia tristemente come uomo delle pulizie nello stesso teatro fino a che una trentina di anni dopo, per caso, intercetta un fax del teatro Chatelet che invita l'orchestra di Mosca ad esibirsi a Parigi.
Decide di tentare l'impossibile: sostituirsi all'orchestra ufficiale riunendo tutti i compagni caduti come lui in disgrazia e suonare al Teatro Chatelet proprio lo stesso concerto per violino e orchestra di Pëtr Il'ič Čajkovskij che stavano suonando al momento della loro pubblica umiliazione. Il gruppo, raffazzonato alla bell'e meglio e arrugginito da tanti anni di inattività musicale, parte alla volta della Ville Lumiere e tra alti e bassi sembra che l'impresa folle sia destinata a fallire, fino alla catartica e liberatoria scena finale per cui, complice la musica di Čajkovskij, è consigliabile disporre di una buona scorta di kleenex
Sulla scia dell'emozione, inevitabile, una volta ricapitati a Parigi, prendere la metro per andare in devoto pellegrinaggio al teatro.
Alla stazione Chatelet troviamo un'orchestra russa che suona canzoni tradizionali e offre in vendita il suo CD e la coincidenza un po' troppo curiosa lascia il dubbio che siamo capitati sul set di un sequel del film.
Restiamo ad ascoltare e capiamo che non c'è nessun set: l'orchestrina è assolutamente e completamente autentica. Compriamo il CD che, detto per inciso, andrà a rimpolpare la nostra già considerevole collezione di CD di musicisti di strada, e usciamo nella piazza. Ci dimentichiamo dei musicisti russi fino a che, qualche tempo dopo e qualche viaggio dopo, ricapitiamo alla stazione Chatelet e li ritroviamo di nuovo lì. Intabarrati perchè è inverno, ma sempre intenti a suonare le loro musiche tradizionali. Compriamo il CD dimenticando di averlo già acquistato la volta precedente, li salutiamo come vecchi amici ritrovati e ce ne usciamo all'aperto.
L'ultima volta che li abbiamo visti la stazione era in ristrutturazione, ma loro, impavidi e inamovibili, sempre al loro posto a suonare le loro musiche tradizionali.
Li abbiamo risalutati come cari vecchi amici, ma stavolta il CD non gliel'abbiamo più comprato.