Parigi - la faccia delle case

Creato il 05 giugno 2013 da Dede Leoncedis
Dire che i monumenti di Parigi sono  fantastici è affermazione di un'ovvietà a dir poco   imbarazzante, ma il fascino sottile ed insinuante  di Parigi sta soprattutto  nel suo  colore inconfondibile e  nella  eleganza dei suoi edifici che sono uno diverso dall'altro eppure  tutti prodigiosamente  omogenei

Merito senza dubbio di una   pianificazione  urbanistica che già a partire dalla seconda metà del seicento aveva dato disposizioni  ben precise:  l'edificio infatti poteva avere una larghezza massima di cinque finestre, non una di più, e per quanto riguarda l'altezza poteva raggiungere al massimo  48 piedi, misurati  dal piano del marciapiede al filo del cornicione. Intorno  alla fine del settecento un nuovo editto aumenta  l'altezza a  54 piedi (circa diciassette metri e mezzo), che consentono di portare  gli edifici da cinque  a sei piani.   François Mansart poi,

geniale  architetto attivo nella prima metà del seicento, si inventa la maniera di ricavare un ulteriore piano (e qualche volta addirittura  due) in più,  giocando  su una maggiore inclinazione del tetto e  piazzandoci dentro  delle finestre. 

Con questa trovata progettuale  semplice come l'uovo di Colombo   Mansart regala  a Parigi una delle caratteristiche  che la rendono unica, 

e si garantisce una citazione in tutti i testi di architettura che verranno stampati da lì all'eternità. Si  dovrebbe meritare  anche  la riconoscenza imperitura di palazzinari e speculatori edilizi, ma per essergli grati,  questi  signori dovrebbero averlo per lo meno  sentito nominare, e al proposito io la mano sul fuoco non ce la metto.

Un'altra spiegazione della mirabile  uniformità delle facciate parigine sta nel fatto che qui più che in ogni altra città si sono costruite case da reddito, e dunque non progettate per un inquilino  definito come poteva essere un committente-proprietario,   ma   per una utenza  estremamente mutevole  e difficilmente  prevedibile. 
....Mentre gli edifici privati richiedono un carattere individuale in cui si esprimono in  giusta misura la vita e le abitudini  di coloro per i quali sono stati espressamente  costruiti e per i quali costituiranno una residenza durevole, le case in affitto destinate  alle masse (vale a dire una moltitudine di ospiti che cambiano di frequente a seconda delle mutevoli necessità del lavoro, della posizione, della fortuna) abitate dall'alto in  basso da inquilini di classi sociali differenti, non sapranno ammettere alcuna marcata originalità nella fisionomia ...  ...La casa in affitto è, di tutte le costruzioni, quella che più difficilmente sopporta la fantasia: ciò che reclama prima di tutto è la calma, la saggezza, la riservatezza....  ...Sono dunque problemi prettamente pratici, degni peraltro d'essere studiati,  che si pongono all'architetto, piuttosto che questioni d'arte in senso stretto.....
Così César Denis Daly  nel suo
L'architettura privata nel XIX secolo, sotto Napoleone III.  Nuove case a Parigi e nei dintorni (Parigi, 1864)








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