Parigi: ricordi del primo viaggio

Creato il 14 luglio 2014 da Valigia Rossa Valigia Blu @ValigiaRossaBlu

Nel viaggio ci ho sempre trovato una sfida. Viaggiare significa confrontarti con una lingua diversa, una cultura diversa e con una città, o più in generale un luogo, che ti sono estranei. Ma soprattutto, significa confrontarti con te stessa.
Queste tre condizioni al contorno rendono tutto complicato.
Quando viaggi in coppia o con gli amici, non importa, perché sei in compagnia; se ti perdi, non ti ritrovi completamente spaesata; e, diciamoci la verità: in gruppo, ci si fa forza l’uno con l’altro e più o meno uno se la cava.
Ma viaggiare da soli è mettersi alla prova, una prova di cui tu sei contemporaneamente il protagonista, l’avversario e il giudice.

Viaggiare piace a tutti, è ovvio.
Ma le ragioni che per cui si viaggia sono diverse. Si viaggia per lavoro, per piacere, per noia e a volte per dimostrare qualcosa a se stesse.
Il mio primo viaggio-riscatto fu così.
Parigi. Avrebbe dovuto essere un viaggio per due e invece è stato un percorso solitario tra i caffè e i Boulevards della capitale francese.

Non sono mai stata tanto soddisfatta di me.
A quel tempo, la mia vecchia valigia blu era nuova di zecca.

Ho cambiato Hotel, giacché quello che avevo prenotato era decisamente poco adatto ad una neo-single ed ho prenotato nell’Hotel Prince Albert Opéra.
L’Hotel lo consiglio vivamente. Il prezzo è buono, la posizione ottima e il personale è gentilissimo.

Da lì, ho cominciato la mia avventura a Parigi.
L’ho girata in lungo e in largo, perdendomi a Montparnasse e ritrovandomi a Pigalle.

Lo so che l‘Arco del Trionfo, la Torre Eiffel e il Louvre sono delle fermate obbligatorie, ma anche altre cose mi hanno colpito di Parigi.  Anzitutto, sono andata al Cimitero di Montparnasse: volevo vedere le lapidi dove giacciono i mortali resti degli immortali poeti e scrittori che mi hanno accompagnata durante l’adolescenza, come Charles Baudelaire, Jean-Paul Sartre e Simone Beauvoir, Eugene Ionesco e infine, la grande passione letteraria della mia vita: Samuel Beckett.

In realtà, passeggiare in un cimitero quando sei afflitta, ha la sua ironia. E quando cogli questa ironia, ti senti anche un po’ stupida. Ecco, quello è il momento… il momento in cui tutto può e deve solo migliorare. Perché di vita ce n’è tanta davanti…ma sempre e pur solo una; e non va sprecata.

Quindi, mi sono decisa, e ho dedicato quattro giorni interi alla visita delle 10 cose che non puoi non vedere a Parigi, ossia:

Il Louvre
Museo d’Orsay
La Torre Eiffel
Notre Dame
Montmartre
Moulin Rouge
Sainte Chapelle
Panthéon
Giardini di Lussemburgo
L’Arco di Trionfo

e per i restanti due giorni mi sono immersa nella città, come se ci abitassi. Mi svegliavo un po’ più tardi, passeggiavo per il Quartiere Latino o il Lungosenna come se vivessi a Parigi da anni. Prendevo caffè e leggevo il giornale al Café de Flore (Boulevard Saint Germain), dove sono stati -tra i tanti- Picasso, Camus, Hemingway e Breton; all’ora dell’aperitivo, mi mimetizzavo tra i personaggi Café Ruc (Rue Saint-Honoré); ho anche magiato il Mont Blanc da Angelina, a Rue de Rivoli a due passi dal Louvre. una sala da tè in totale stile Belle-Epoque. E sono rinata.

Ciò che più mi piace di Parigi e che più mi colpisce ogni volta che ci ritorno è la sua atmosfera, a volte eccentrica, a volte elegante, talvolta anche rancida, ma pur sempre unica.

In un successivo viaggio a Parigi, stavolta in compagnia di Mr. Orange, sono andata a vedere le Catacombe di Parigi. Vi consiglio anche questa escursione nel sottosuolo della città. Impressionanti.

Ma senza dubbio, di tutte le volte che sono stata là, quella che mi è rimasta nel cuore, è stata la prima.
Tornai a casa come un leone: invincibile.

Un saluto.
Valigia Blu


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