Parigi-terza parte

Da Melagranata

Parigi è… plastica e luci.

Ebbene si, lo confesso. Ci sono stata.
Dopo una vita intera in cui ho rifuggito “le americanate”, ho detestato la plastica colorata, il fasullo, i lustrini, le risate registrate… sono finita nel regno del kitsch.
E non mi è piaciuto. E, con mio grande sollievo, non è piaciuto neppure alla fotografa, che aveva qui un gruppo di amici.
Disneyland Paris, o EuroDisney, come si chiamava un tempo, è un triste baraccone, che spalanca tutta la malinconia di un gigantesco lunapark di periferia, colori elettrici e nuvole di zucchero filato, Minnie ballonzolanti e spacci di orribili gadget ad ogni angolo, cibo da autogrill, colori da incubo pop.
La mancanza assoluta di fascino e magia uccide ogni incanto delle fiabe che qui vorrebbero essere riprodotte.

Una corsa in Rer, e altre luci, altre finzioni, là dove un goffo conformista immaginario maschile ha cristallizzato l’energia bohemienne, la forza rivoluzionaria dell’anticonformismo di Lautrec, la perdizione visionaria dell’arte di inizio xx secolo: lo scandalo delle pennellate gioiose e ribelli di un artista tragicamente depresso ha lasciato il posto, oggi, alle luci fasulle, al denaro dei turisti del sesso, che pensano di poter comprare l’anima della Parigi erotica e magnifica di un tempo ed hanno tra le mani solo la pornografia di oggi.

Risaliamo le piccole strade di Montmartre, tra il chiosco di fiori di rue Lepic, l’acciottolio di tazze nei café, la boulangerie profumata di baguette, i passi veloci di chi va, tutti gli accenti del mondo, i giornali letti al tavolino tra un aperò e un pastiss, il café di Amelie, le piccole boutiques, i venditori di caldarroste, i mimi tristi e un po’ inquietanti, fino a sbucare in Place du Tertre.

La scalinata del Sacre Coeur  ci offre la musica e il canto di Youri, che viene, e che ve lo dico a fare, da Napoli, ma vive a Parigi ormai da anni, tra strade e metro, tra piazze e café

Una pioggia sottile rende la città lucida e bellissima. Per cena, ancora Rive Gauche e un bistrot da ricordare.

L’affriolé, 17 rue Malar, offre una cucina giovane e interessante, piatti della tradizione rivisitati con rispetto e garbata innovazione.

3.continua.


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