Parigi val bene una messa. E una levataccia. E un cappello. E...

Creato il 20 agosto 2012 da Ilariadot @Luna84

Mancano pochi minuti alle sei e, per la prima volta in tutta la giornata, mi siedo. Anzi, ad essere sinceri il verbo corretto sarebbe “gettarsi”. Cadere di peso su un giaciglio da ufficio, facendo tremare leggermente le tre rotelle che gli fungono da base.
Insomma, la situazione è questa: la valigia è pronta. Pesa otto miseri kili, comprensivi di borsetta e cappellone extra-large comprato l'altra sera a Grado. Il fatto mi rende estremamente fiera di me. In compenso, la bilancia s'è affrettata a decretare che sono ulteriormente ingrassata di un kilo. A conferma che la vita è tutt'una media statistica tra belle e brutte notizie, suppongo. Comunque, continua a non fregarmene nulla. Giuro, proprio zero. Insomma, i vestiti in armadio continuano a calzarmi a pennello, anche quelli di molti anni fa. Se mi guardo allo specchio, ciò che cambierei di me riguarda tutto, fuorchè il fisico. E poi, anche volendo, l'amica da cui vado ha promesso di portarmi a mangiare le crepes. Potrei forse rinunciare?

Ecco. La situazione è che ho guardato il meteo della mia destinazione. Parlano di minime di 14 gradi, massime di 24. E, per la prima volta, una notizia simile sa rendermi felice. Per il resto, ho un'unghia del piede – una soltanto – decolorata con l'acetone, in attesa di riprendermi e continuare l'impresa. Ah, e non ho ancora capito dove diavolo é la fermata del FlyBus alla stazione di Mestre. Dopo gli approcci insistenti di un filippino, la puzza di sudore, e l'assenza ingiustificata di aria condizionata, ho giurato a me stessa che l'autobus urbano, per andare in aeroporto, non l'avrei preso mai più. Insomma, domani vado a Parigi. Mi porterò un libro da leggere in metro, non sia mai che rimorchio. E, se non avete colto la battuta, guardatevi un po' 'sto video.
Au revoir.



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