Parkour, un modo alternativo di vivere la città:

Creato il 15 settembre 2010 da Milemary

Ore 20 la giornata è finita... o quasi, il cellulare suona. E' Matteo Zanga, lo sapevo in giro per un servizio fotografico con due ragazzi bergamaschi Parkour. Sono a pochi passi da casa mia, e m'invita a raggiungerli per gli scatti notturni. Infilo una tuta, prendo la macchina fotografica, faccio per uscire, ma all'ultimo torno in dietro e la lascio sul tavolo: mi vergogno troppo. Appena scopro dal vivo questa nuova disciplina di cui ci parlerà più a lungo Federico sul numero di novembre di BergamoUp, mi pento di aver lasciato la mia macchina da guerra a casa.Federico e Viviano sono incredibili, agili, entusiasti, si arrampicano ovunque, saltano muri e pali come gatti e atterrano qualche metro più in là ruotando su loro stessi per attutire l'impatto con il duro cemento. Mentre li guardo incredula, mi chiedo come fanno a lanciarsi nel vuoto verso una parete distante metri e calcolare le distanze in modo tale da non finire la faccia spiaccicata sul muro?? o come possono saltare da una sbarra ad un'altra (meno larga della pianta del piede) con il vuoto sotto con gesti così puliti e netti... io tremerei solo a star ferma.Ma la stanchezza si fa sentire, sono in giro dalle 2 questo pomeriggio per questo servizio fotografico, e la luce artificiale non aiuta nella valutazione delle distanze (fondamentale vista l'altezza e gli ostacoli ai quali fanno incontro), quindi affrontano gli ostacoli sempre più con la testa (contano i passi, li visualizzano e solo dopo si lanciano).Inutile dirvi che questi scatti realizzati con l'iPhone non rendono per nulla i salti dai nomi complicati che hanno realizzato, ma non ho resistito, almeno un ricordo lo dovevo depositarlo in questo diario virtuale.

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