Parla con lei di Pedro Almodóvar

Creato il 09 luglio 2013 da Spaceoddity
Due storie parallele, due coppie destinate a sciogliersi. Marco Zuluaga (Dario Grandinetti) incontra e presto deve perdere la toreadora Lydia Gonzáles (Rosario Flores); Benigno Martin (Javier Cámara) adocchia, segue, poi cura la splendida Alicia (Leonor Watling), una ballerina che si esercita nella scuola di danza di fronte casa sua e che è stata vittima di un incidente gravissimo. Eppure, queste due relazioni "a perdere" avvicineranno due uomini che più di un filo accomuna. Marco e Benigno si invontrano una prima volta a una rappresentazione di  Café Müller di Pina Bausch, poi si ritrovano in ospedale a prendersi cura delle loro donne in coma. Ciascuno ha già fatto terra bruciata della vita intorno a sé, l'uno con un divorzio, l'altro con la morte della madre, vivono di una tranquillità senza inizio e senza fine. Ci sono solo loro nella loro vita reale. Finché non si scopre che Alicia è incinta.
Parla con lei (2002, tit. or. Habla con ella), in assoluto il titolo a me più caro di Pedro Almodóvar, è un film sulla pietà, sulla speranza, ma anche sul coraggio di credere. Bisogna credere, dice Benigno alla sua collega scettica, bisogna credere ai miracoli, proprio chi ne ha più bisogno, e bisogna crederci per accorgersi che sono capitati, altrimenti non li vedi neanche. Eppure Benigno commettte un errore fatale nel compierne uno. Al suo cospetto, il reporter, il laico, il razionale e afasico - ecco cosa accade quando la ragione ti toglie la parola - Marco appare costretto a uno stato di perenne stupore: l'uomo è istupidito dall'incidente all'arena nel quale Lydia è stata vittima di un toro furioso. L'uomo non sa riprendersi da una storia nella quale non era riuscito a diventare davvero protagonista. Benigno audace e proteso verso Alicia, Marco che brancola in una storia e in una vita non sua. Benigno che veste, spoglia, pulisce la sua amatissima Alicia, Marco che aiuta Lydia a indossare l'abito e la cotta con le quali la donna si avvierà a morire, in una scena dalla fotografia di bellezza lancinante.
Parla con lei è un film di risonanze, una rete di rimandi tra storie montate insieme come un artificio cinematografico, eppure legate dalla forza di reciproche trasparenze, di parole e immagini evocative. D'altra parte, Pedro Almodóvar ha voluto anche sottolineare la distanza tra i due uomini: l'uno, Benigno, esteta dell'impossibile e poeta dell'insensato, affettuoso e positivo, sì, ma nevrotico, capace di far comunicare una lontana freddezza, lirico e sconclusionato; l'altro, Marco, drammatico e schivo, come se gli altri potessero non sentirlo, come se le sue parole non contassero. Parla con lei è un mosaico, una storica composta per quadri volutamente fuori posto, per tessere inesorabili trasfigurare nell'arte, in particolare la danza, vuoi quella dell'amatissima Pina Bausch, vuoi invece il progetto coreografico di catarsi e rinascita ideato da Katerina Bilova (Geraldine Chaplin), maestra di Alicia. È per questa mancanza di linearità che Parla con lei precipita ogni volta in me con forza dirompente. Ricompongo in me la speranza che mi si ascolti, che la mia voce infine penetri il silenzio di chi amo e capisco la follia disarmante di chi, da quel mondo inespressivo e felice, non vorrebbe uscir mai e vi si precipita a rotta di collo.

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