Parlando di personaggi, dee e supereroi

Creato il 24 aprile 2012 da Elgraeco @HellGraeco

Riaprendo il blog mi sono reso conto di non aver preparato nulla da dire, in questi cinque giorni di assenza. Belle giornate, colme, piacevoli.
La mente lontana da internet e dalla scrittura, eccetto che per due temi costanti, rimasti in qualche angolino a far danno; le pale eoliche di Offshore, dal quale sto avendo più feedback che dalla mia Ragazza (ringrazio a tal proposito tutti quelli che l’hanno letto e hanno voluto farmi sapere qualcosa a riguardo) e Marilyn.
Chi è Marilyn?
Cominciamo con l’escludere il campo dai falsi sospetti: non ha nulla a che vedere con la Monroe. Non canterà mai “Happy Birthday Mr. President”.
Marilyn è la mia nuova ossessione scrittoria, senza che abbia scritto ancora una riga su di lei.
Ha l’aspetto di Amber Heard, e nasce da questa foto:

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Non so neppure quale sia la marca dell’automobile, ma mi piace pensare che sia una Cadillac, o una Porsche degli anni ’50 o ’60, o una Mustang così che possa ascoltare queste note, mentre la osservo.
A quel punto, mentre già mi perdevo nell’ambientazione supereroistica dell’amico Alex, creata dopo non so cosa, se Southern Comfort o Cointreau, ma fantastica a ogni modo, ecco che nasce l’idea: creo, per la prima volta, non essendo né volendo essere esperto del settore supereroistico, il mio primo “supereroe”: bionda, perfetta, morbida, bellissima, vintage, pucciosa come un leccalecca, o un Chupa-Chups…
Solo estetica, penserete voi, ma in realtà no. Anzi, procedendo con la caratterizzazione ci sono andato giù pesante, aborrendo sostanzialmente l’idea canonica di supereroe tutto tuta e sorrisi smaglianti alla telecamera, mi sono divertito a pensare a qualcosa di alternativo, limitante perché no, poco super-eroistico, in definitiva, e ho deciso di imbastire sul mio personaggio una storia breve che, tempo e imprevisti permettendo, dovrei dare alla luce e alle stampe virtuali entro dieci giorni/due settimane.
Molti altri stanno facendo altrettanto, a partire da Alex, del quale vi consiglio il nuovo eBook, stiloso e immediato come un albo a fumetti (ne parlerò in maniera più approfondita tra qualche giorno).

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Tornando a Marilyn, senza anticipare troppo, per non togliervi il gusto di leggere, vi dico che l’idea della mia Super è associata a un potere limitante, debilitante, più un intralcio che uno splendore, secondo la vecchia convinzione che la parte difficile, nel creare un mondo siffatto, sproporzionato e tendente al powerplaying, sia collocare l’eroe in un contesto quotidiano, sempre in nome di quel realismo che, per la riuscita finale, non deve mancare mai.
In sostanza, anche un Dio come Thor, elmo alato e martello, deve sembrare a casa sua, sulla Terra. Stesse ragioni che mi portano a mal sopportare Superman, il power player per antonomasia, con un costume anacronistico che lo fa risaltare, a suo danno, in qualunque contesto lo si collochi. Motivi opposti che, invece, fanno adorare Batman a molti, o Iron Man.
La mia idea è rinunciare a un costume, forse anche a un nome in codice, giocare con gli stereotipi del genere. Non credo sia una novità, è già stato fatto, se non erro nella serie Ultimate, che riportava a un livello umano troppo umano tutti i super-eroi più famosi. E da M. Night Shyamalan nell’amato (da me), odiato (da altri) Unbreakable.

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Resa del film a parte, il mio pensiero a riguardo lo trovate qui, ho sempre apprezzato il concetto supereroistico che da esso se ne ricava. Chiave di lettura che è contenuta, a ben guardare, nel film stesso:
il fumetto è accentuazione di caratteristiche reali, perché il messaggio in esso contenuto sia chiaro e immediato. Quando Elijah, l’Uomo di Vetro, mostra una tavola a un cliente, in cui un eroe combatte contro il cattivo, pone l’attenzione sulle caratteristiche rassicuranti dell’eroe, accentuate per l’appunto: la mascella, le spalle larghe, un’estetica rassicurante e atletica, l’idea di possanza e perfezione fisica, di contro alla sproporzione inversa del cattivo, spesso ritratto con gambe piccole e tratti che non si fatica a definire umanoidi, più che umani, e che quindi lo collocano immediatamente nella sfera dell’altro, del diverso in senso alieno, deteriore e pericoloso.
Ma nel film siamo nella realtà, per cui queste stesse sproporzioni, ingiuste e manichee devono ritrovarsi sotto l’aspetto anonimo, quotidiano. Non devono essere visibili, ma devono esistere. E allora abbiamo Willis, con la mascella volitiva e l’aspetto solido e rassicurante, con la mantella che altro non è che un poncho per proteggersi dalla pioggia e Elijah che ha la sua sproporzione nella fragilità ossea, che gli ha avvelenato anche l’animo. Concetto banale, quest’ultimo, dite?
Sì, come lo sono i fumetti, d’altronde, nella loro semplicità. Eppure ci piacciono lo stesso.

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Per capirci, visto che è difficile ultimamente, NON ho intenzione di scopiazzare Unbreakable, ho solo detto che ne condivido l’interpretazione, ma la storia, la mia, si svolgerà sotto altra luce e prospettive.
Il tentativo, il mio, sarà quello di ritrarre un supereroe spogliato delle caratteristiche accentuate, collocato in un contesto normale, anche se speciale, come può essere la realtà di Due Minuti a Mezzanotte. Round Robin alla quale non partecipo, ma che mi permetto di coltivare in questo spin-off indipendente.
Ci riuscirò? A voi il giudizio.
E, già che siete qui, ditemi, qual è il vostro concetto di super-eroe?


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