Parlare alle donne del mio lavoro è controproducente

Da Roberto Chessa @robertochessa70

Quando lavoravo in banca era tutto più semplice.

Al massimo mi chiedevano : che effetto fa contare tanti soldi ?

Il discorso finiva li, e si passava ad argomenti più interessanti.
Oggi è diverso, soprattutto quando lo devo spiegare a chi non ha la minima idea di che cosa io gli stia parlando.

Assume vesti controproducenti quando si tratta di un primo appuntamento galante.

Lei : Di cosa ti occupi ?
Io : Risorse Umane
Lei : cioè ?
Io : Ricerca e selezione del personale
Lei : vorrei tanto cambiare lavoro …… bla bla bla bla bla bla
Io : in questo periodo stiamo lavorando maggiormente con altri servizi
Lei : cioè ?
Io : non facciamo solo ricerca e selezione, ma anche consulenza
Lei : sei un commercialista ?
Io : no, consulenza risorse umane : riassetti organizzativi, verifiche e valutazioni di competenze e performance, piani di incentivazione, audit procedurali ….etc etc etc
Lei : Ah ………
Io : e poi c’è la formazione ( e li mi infilo nel ginepraio)
Lei : che tipo di formazione ?
Io : principalmente negoziazione e comunicazione
Lei : Ma allora mi leggi nel pensiero ? ( si, perché sono Mandrake)
– Dai dimmi cosa pensi di me, cavolo ma allora devo stare attenta a quello che dico
Io : ma no, stai serena, al massimo ti sgamo qualche balla :) ( grave errore )
Lei : (con tono dimesso) dai dimmi cosa pensi
– Ma quindi se muovo le labbra così, se incrocio le braccia, le gambe, gli occhi , il naso …..

E che palle

Con questo siparietto ho cercato con ironia di raccontare ciò che capita spesso anche a professionisti molto più esperti di me. Fa parte della natura curiosa dell’essere umano.

Perciò in questo post voglio sfatare una serie di luoghi comuni :

1) I gesti vanno analizzati nel contesto
Tutti i gesti vanno analizzati nel contesto in cui vengono effettuati.
Ad esempio se domani mattina ad Aosta vedete un tizio fermo alla stazione con le braccia conserte e le gambe incrociate e testa bassa, probabilmente il suo comportamento sarà dovuto al freddo e non visto come segnale di chiusura e/o ostilità.
Se invece fosse un cliente seduto davanti a voi, ci saranno ottime probabilità che non sia interessato all’offerta.

2) I gesti vanno analizzati nell’insieme
Ricordiamoci sempre che un indizio non fa una prova.
L’errore più comune e grave che si può compiere è quello di valutare un gesto isolato da altri.
Così come il linguaggio verbale è composto da frasi, ,pause, tono e ritmo, Il linguaggio del corpo è formato da una serie di elementi che uniti danno un significato chiaro e preciso. Fermo restando che non stiamo parlando di una scienza esatta.
Grattarsi la testa non indica esclusivamente un atteggiamento di incertezza, può anche significare sudorazione, forfora, pidocchi. Bisogna analizzare le altre azioni che lo accompagnano.

3) Massima attenzione alla coerenza
I segnali non verbali hanno un impatto decisamente superiore rispetto a quelli verbali, soprattutto quando tra essi c’è discordanza.
Se chiedessimo al nostro cliente (esempio precedente) un parere su quanto stiamo dicendo e lui affermasse di essere in disaccordo, sarebbe coerente. Se invece dicesse di essere d’accordo, molto probabilmente starebbe mentendo.
Bisogna sempre ricordarsi che sbagliare è molto facile e non basta aver visto tutte le puntate del serial live to me.
Chiudo questo post sfatando ‘ultimo luogo comune.
Chi stringe la mano in maniera molle e indecisa, viene definito privo di carisma.
E se avesse un artrite ? e se fosse un famoso chirurgo che sta preservando la sua incolumità da possibili stritolatori ?

Anche le strette di mano sono un argomento che meriterebbe un post a parte.

Di sicuro, a breve affronterò lo stesso argomento di oggi, parlando di grafologia.

Stay tuned ;)