Magazine Diario personale

parlare di calcio e cambiare caratteri come se non ci fosse un domani

Da Pesa
Non tutti forse ricorderanno, ma un po' di tempo fa mi dilettai nella descrizione di una piccola azione di una delle mie partite settimanali di calcio a sette. Cercando di riproporre il più fedelmente possibile i dettagli di gioco, i movimenti delle squadre e i concitati attimi di un'azione di calcio, mi abbandonai in quello che per me fu poco più di un piccolo esercizio stilistico. 
E non è affatto ciò che voglio fare oggi.
Oggi voglio parlare sempre di calcio, sempre delle mie partite settimanali a calcio a sette, che tanta gioia mi hanno dato e continueranno a darmi, e sempre di una qualsiasi azione durante l'ora di gioco. Ma entrare ancor più nel dettaglio.
Dopo la partita, infatti, è mia abitudine cenare e guardare l'unico programma della televisione italiana degno di essere visto. Mentre il bicchiere di vino, bevuto a stomaco vuoto nell'attesa che la bistecca finisse di cucinare, faceva effetto, mi ritrovavo a pensare alla partita appena terminata. In particolar modo analizzavo un'azione:

Son sulla fascia destra.

Prendo palla, nessuno davanti a me, alzo la testa e:

Non so cosa ho pensato. Ho visto movimenti, veloci, persone che scattavano, persone che si strattonavano per liberare la marcatura, e alla fine ho lanciato. Ho fatto correre in aria il pallone, l'ho fatto andare da una parte all'altra del campo, nella speranza che qualcuno potesse recuperarlo. Ma non era un lancio alla disperata, come quello degli assedi in area, era calcolato, ragionato, pensato. 

Ma nessuno l'ha preso.


La pubblicità va avanti. Prima di Gazebo ne danno sempre tantissima, perché sanno che è un programma seguito da molti e per cui vale la pena attendere. E così ho continuato a pensare:
Sempre sulla destra.
Passo palla a Roberto, veloce e scattante come pochi, che subito me la restituisce.
Siamo in svantaggio di tre gol, e la partita è ancora lunga. Davanti non abbiamo attaccanti competenti, e io sono un povero terzino destinato a rari e tristi momenti di gloria.
Con il pallone tra i piedi il mondo è cambiato:

Non so esattamente cosa passi in quei momenti nella testa di una persona, però in una frazione di secondo il mio cervello è riuscito ad elaborare tutte le possibili soluzioni: ho visto Roberto rimanere indietro per coprire la zona da me lasciata libera; Riccardo scattare sulla sinistra e invocare il pallone, ma erano in due su di lui; Simone stare a destra, quasi sulla bandiera dell'angolo, quindi impossibile raggiungerlo; e così, in questa frazione di secondo, mentre pensavo a tutte le possibili soluzioni, l'unica cosa concreta che mi è venuta in mente è stata calciare.

Ho preso in pieno un avversario, buttando via il mio tentativo. 

Mi è volata la scarpa destra che ha colpito sulla schiena Massimo, e ci siamo messi a ridere. La mia attività cerebrale durante la partita è così allora tornata normale, e io ho ripreso il mio ruolo di terzino. 
In televisione invece ecco comparire il disegno su sfondo giallo di Makkox, segnale che Gazebo sta per cominciare, e io continuavo a pensare alla velocità di esecuzione del cervello umano, a come sia capace di azionare i muscoli, vedere impercettibili movimenti dei compagni e anticipare il risultato dell'azione. E soprattutto mi balenava in mente un pensiero: ma se un giocatore di serie A riesce a fare questo e tanto, tanto altro, perché sono stupidi e totalmente deficienti? 
La domanda è rimasta senza risposta, visto che il programma stava realmente iniziando, e la carne sul fuoco stava bruciando.

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