PENSOSA FUTILITÀ I discorsi politici potrebbero essere più interessanti, ma solo per gli appassionati della materia. Siamo seri, che importanza può avere il fatto che Mario Monti se ne torni alla Bocconi o si dia alla politica? O farà dormire gli studenti o farà dormire i senatori. E dovremmo chiederci angosciati quale sarà il futuro di Fini o di Casini? È chiaro che ci terremo il "Porcellum", come abbiamo ripetuto fino alla nausea da molti mesi, e il Pd potrà fare a meno di tutti i Montezemolo, i Casini e i Fini di questo mondo. Col problema del "voto utile" essi rischiano tutti di scomparire, come a suo tempo è scomparsa Rifondazione Comunista e come stavolta potrebbe scomparire Di Pietro. E comunque per la gente nessun cambiamento politico, neanche la persona che siederà a Palazzo Chigi, pesa quanto una crisi economica senza precedenti. Eccone il riassunto. Negli anni scorsi i mercati hanno sempre più temuto che gli Stati troppo indebitati ad un certo momento non fossero in grado né di restituire il denaro preso a prestito né di pagarne gli interessi. Ciò ha fatto rischiare la fine dell'Euro e il fallimento di alcuni Paesi europei. Fallimento già in atto in Grecia, malgrado l'euro. Tutto è andato peggiorando finché la Spagna e l'Italia (dietro le quinte) hanno deciso che, per essere salvate dalla Germania dovevano applicarne le ricette economiche. Berlusconi si è rifiutato di obbedire ed ha preferito andarsene, mentre Monti - sostenuto sia dai Capuleti sia dai Montecchi - si è messo compuntamente a fare i compiti a casa che gli assegnavano la signora Merkel e le autorità comunitarie. Purtroppo il risultato sperato era che l'acqua fosse trasformata in vino e i pani e i pesci fossero moltiplicati. Cioè che l'economia fosse rilanciata mentre si strangolavano cittadini e imprese con tasse e imposte. Vedi caso, il miracolo non è riuscito e la crisi è addirittura più grave. Naturalmente qualcuno, come Casini, ha chiuso gli occhi per non vedere. La stessa gente, condizionata dai media, ha continuato a tenere gli occhi fissi sul differenziale fra i titoli a lungo termine italiani e quelli tedeschi, senza vedere che erano i "fondamentali" a peggiorare. Gli stessi mercati, sbagliando, hanno creduto che i debiti sovrani fossero garantiti dalla Banca Centrale Europea o da arcani meccanismi comunitari. Molti hanno gridato evviva senza badare al fatto che l'Italia non ha visto diminuire il suo debito pubblico, l'ha visto anzi aumentare; che il Paese non ha avuto nessun rilancio; che il pil è calato e che oggi l'economia è in condizioni molto peggiori di un anno fa. Tutti i parametri sono negativi e la recessione è gravissima. Il Paese è come paralizzato, tramortito, un po' come un topo morso dal crotalo che aspetta solo di essere mangiato. Risultato disastroso. Non si tratta del piacere maligno di condannare Mario Monti e il suo governo. Hanno fatto in buona fede ciò che credevano necessario, anche se vantandosi un po' troppo, visti i risultati. Malauguratamente la ricetta era sbagliata. Un veggente annunciava con stolida costanza di vedere la luce in fondo al tunnel, ma la vedeva solo lui e ora questo miracolo è rinviato ad un lontano futuro. Per un anno si è tentato di congelare la situazione e tutta l'azione cosmetica del governo è servita soltanto a dare al mondo l'impressione che gli italiani fossero capaci di soffrire stoicamente: ma il dolore è un sintomo che non promette di per sé la guarigione. In capo a tredici mesi di esperimenti dobbiamo rassegnarci all'evidenza: salvo provvedimenti coraggiosissimi - e, si badi, diversi, molto diversi da quelli fin qui adottati - il problema non è "se" cadremo nel famoso baratro, ma "quando". Speriamo che Bersani abbia poteri taumaturgici. È futile parlare di Monti e di Berlusconi. È perfino futile rimpiangere già questo governo, come fanno in tanti. Non si tratta di proseguire la sua politica ma di impedire la discesa agli inferi, gradino dopo gradino. Ecco il nodo del problema. La legislatura si concluderà comunque nel momento previsto e costituzionale, settimana più settimana meno, e la recessione non può peggiorare all'infinito. Come salveremo la nostra moneta e la nostra economia? A questa domanda bisogna rispondere: il resto è parlarsi addosso. Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it 9 dicembre 2012 http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane
PENSOSA FUTILITÀ I discorsi politici potrebbero essere più interessanti, ma solo per gli appassionati della materia. Siamo seri, che importanza può avere il fatto che Mario Monti se ne torni alla Bocconi o si dia alla politica? O farà dormire gli studenti o farà dormire i senatori. E dovremmo chiederci angosciati quale sarà il futuro di Fini o di Casini? È chiaro che ci terremo il "Porcellum", come abbiamo ripetuto fino alla nausea da molti mesi, e il Pd potrà fare a meno di tutti i Montezemolo, i Casini e i Fini di questo mondo. Col problema del "voto utile" essi rischiano tutti di scomparire, come a suo tempo è scomparsa Rifondazione Comunista e come stavolta potrebbe scomparire Di Pietro. E comunque per la gente nessun cambiamento politico, neanche la persona che siederà a Palazzo Chigi, pesa quanto una crisi economica senza precedenti. Eccone il riassunto. Negli anni scorsi i mercati hanno sempre più temuto che gli Stati troppo indebitati ad un certo momento non fossero in grado né di restituire il denaro preso a prestito né di pagarne gli interessi. Ciò ha fatto rischiare la fine dell'Euro e il fallimento di alcuni Paesi europei. Fallimento già in atto in Grecia, malgrado l'euro. Tutto è andato peggiorando finché la Spagna e l'Italia (dietro le quinte) hanno deciso che, per essere salvate dalla Germania dovevano applicarne le ricette economiche. Berlusconi si è rifiutato di obbedire ed ha preferito andarsene, mentre Monti - sostenuto sia dai Capuleti sia dai Montecchi - si è messo compuntamente a fare i compiti a casa che gli assegnavano la signora Merkel e le autorità comunitarie. Purtroppo il risultato sperato era che l'acqua fosse trasformata in vino e i pani e i pesci fossero moltiplicati. Cioè che l'economia fosse rilanciata mentre si strangolavano cittadini e imprese con tasse e imposte. Vedi caso, il miracolo non è riuscito e la crisi è addirittura più grave. Naturalmente qualcuno, come Casini, ha chiuso gli occhi per non vedere. La stessa gente, condizionata dai media, ha continuato a tenere gli occhi fissi sul differenziale fra i titoli a lungo termine italiani e quelli tedeschi, senza vedere che erano i "fondamentali" a peggiorare. Gli stessi mercati, sbagliando, hanno creduto che i debiti sovrani fossero garantiti dalla Banca Centrale Europea o da arcani meccanismi comunitari. Molti hanno gridato evviva senza badare al fatto che l'Italia non ha visto diminuire il suo debito pubblico, l'ha visto anzi aumentare; che il Paese non ha avuto nessun rilancio; che il pil è calato e che oggi l'economia è in condizioni molto peggiori di un anno fa. Tutti i parametri sono negativi e la recessione è gravissima. Il Paese è come paralizzato, tramortito, un po' come un topo morso dal crotalo che aspetta solo di essere mangiato. Risultato disastroso. Non si tratta del piacere maligno di condannare Mario Monti e il suo governo. Hanno fatto in buona fede ciò che credevano necessario, anche se vantandosi un po' troppo, visti i risultati. Malauguratamente la ricetta era sbagliata. Un veggente annunciava con stolida costanza di vedere la luce in fondo al tunnel, ma la vedeva solo lui e ora questo miracolo è rinviato ad un lontano futuro. Per un anno si è tentato di congelare la situazione e tutta l'azione cosmetica del governo è servita soltanto a dare al mondo l'impressione che gli italiani fossero capaci di soffrire stoicamente: ma il dolore è un sintomo che non promette di per sé la guarigione. In capo a tredici mesi di esperimenti dobbiamo rassegnarci all'evidenza: salvo provvedimenti coraggiosissimi - e, si badi, diversi, molto diversi da quelli fin qui adottati - il problema non è "se" cadremo nel famoso baratro, ma "quando". Speriamo che Bersani abbia poteri taumaturgici. È futile parlare di Monti e di Berlusconi. È perfino futile rimpiangere già questo governo, come fanno in tanti. Non si tratta di proseguire la sua politica ma di impedire la discesa agli inferi, gradino dopo gradino. Ecco il nodo del problema. La legislatura si concluderà comunque nel momento previsto e costituzionale, settimana più settimana meno, e la recessione non può peggiorare all'infinito. Come salveremo la nostra moneta e la nostra economia? A questa domanda bisogna rispondere: il resto è parlarsi addosso. Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it 9 dicembre 2012 http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane
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