-Ripartendo da Amsterdam: non lasciare le fasce all’avversario-
La partita di domani sera si presenta simile a quella dell’Amsterdam Arena sotto vari aspetti tattici: la strutturazione del Parma a 4.3.3., vari “ingredienti” che compongono l’attacco gialloblu…
La similitudine più evidente la possiamo cogliere nelle caratteristiche di gioco degli attaccanti: Bojinov prima punta ha la capacità di porsi “in zona d’ombra” sulla marcatura a zona per poi “apparire d’incanto” oltre la luce di presa del difensore; Candreva, giocatore tecnico, è dotato della capacità di calciare in modo efficace, oltreché di saper “vedere” un corridoio di gioco prima di avere la palla sui piedi (e occhio alla sua posizione, se partirà largo).
Mister Marino porta in dote alcuni principi base che negli anni vediamo ripetersi nelle sue squadre: movimenti convergenti delle punte esterne sull’avanzata del terzino che porta palla per creare spazio agli interni che giocano lo spazio laterale creato dai tagli; uscita della palla centrale e non sui terzini; quindi coinvolgimento del metodista in fase d’impostazione; la tendenza a concludere l’azione con un cross, piuttosto che con un passaggio filtrante.
Si parla di orientamenti, va da sé, che tutti gli allenatori devono avere dovendo allenare la squadra su un tipo di calcio che rispecchi le conoscenze, le proprie interpretazioni e perché no?, il proprio carattere.
Propongo la similitudine con la partita contro l’Ajax per ”far alzare il sopracciglio” agli amici e lettori del Night, ovvio… ma in che modo? Chiedo a me stesso, come a voi nei commenti… aldilà della “poca incisività” in zona gol, cosa è mancato?, o ancor meglio, perché siamo stati attaccati con una certa facilità per almeno venti minuti di gara?, dove e cosa abbiamo sbagliato?
Individuo tre situazioni: come principio generale il gol preso è simile a quello subito a Roma, con la difesa troppo schiacciata e statica per prendere il taglio dell’attaccante; a ben pensare questo atteggiamento è causato anche dalla mancanza dei tempi giusti nel proporsi dei terzini in fase di uscita che DEVONO ENTRAMBI proporsi come possibile scarico per il metodista; tale carenza porta il c.m.m. ad essere pressato -il terzino che sale porta via densità in mezzo in fase di costruzione- e SEMPRE alla giocata lunga –che in ogni caso, quando scaturisce da una palla libera, è fruttuosa… non è un caso se sull’asse Pirlo/Seedorf è nato il gol e si sono generate situazioni interessanti, sebbene da gestire meglio in fase di rifinitura-.
Se ricordo infatti che, come “si insegna” ai giovani centrocampisti dotati “di piedi“, il lancio lungo va effettuato sempre nello spazio ed in profondità e MAI sui piedi, il quadro è ancor più chiaro: volendo attenerci ad una visione realistica dello sviluppo del gioco; infine, la mancanza di propositività dei terzini porta i due interni -due interditori- a giocare l’uscita “col loro calcio”… ovvero “un calcio” fatto di passaggi corti, prevedibili, mai veloci: da evitare e a voler leggere quel conta Mister Allegri lo ha dichiarato.
Individuo quindi nella mancanza di tempi di gioco degli esterni alcune delle carenze in fase di costruzione: se Antonini è cresciuto alla distanza, non altrettanto Zambrotta e qui, se a livello Europeo il Milan è fatalmente destinato a pagare la scarsa qualità ed un dinamismo o assente o male assortito nel ruolo, in campionato “il problema” è più facilmente gestibile anche col modulo di 4.3.1.2.
Combinazione nel 4.3.3. di Marino: con palla in possesso del terzino i movimenti in sincronia dell'interno e dell'attaccante esterno generano lo spazio per la costruzione laterale dell'azione.
Se la gara di sabato può presentare delle analogie in fase di preparazione tattica con quella scorsa, tentiamo allora di trovare una soluzione: non aver attaccato lo spazio laterale -ripeto, fondamentale nel 4.3.1.2. il lavoro di tutt’e due i terzini-, ha permesso all’Ajax di portare a sostegno continuo delle punte i propri cc; non solo, la sovrapposizione continua -e pensiamo alla catena Antonelli/Gobbi/Candreva- porta il nostro terzino stesso a restare largo e a non stringere adeguatamente con ciò che ne consegue -all’uscita sul lato del nostro centrale, ad esempio… e T. Silva ha imprecato 45’ minuti su questo aspetto-.
Che fare?, il cambio di strutturazione può rappresentare una buona soluzione per sabato sera: proporre il 4.3.3. con Ronaldinho può rappresentare un banco di prova anche “emotivo” per l’80; inoltre, viste le caratteristiche dell’avversario, può essere una soluzione valida per allargare il campo ed impegnare i laterali del Parma “a restare bassi”, pure indipendentemente dagli interpreti dal 1° minuto perché…
“Ci sono alcuni giocatori che non possono scendere in campo con altri”, Massimiliano Allegri, Amsterdam 28/10/2010.