Parma tra enogastronomia, storia e cultura

Creato il 17 settembre 2010 da Chiaretto41
Nota per il buon cibo, un po' come tutta la zona dell'Emilia Romagna, soprattutto l'omonimo prosciutto la città di Parma ha volti poco consociuti ma altrettanto suggestivi. Come la Petite Capitale nasconde molti dei suoi tesori blasonati, svelandoli dietro a un angolo o in fondo a una piazza, così il sonnacchioso torrente Parma si risveglia in autunno mostrando la sua anima più impetuosa. La Parma voladora, come viene chiamato quando è in piena, lambisce allora gli archi dei ponti e trascina con sé alberi e pietre. Ed è bella da guardare, insieme ai parmigiani assiepati ai parapetti del Lungoparma: vederla passare nera e vorticosa, mentre ricorda ruggendo a tutta la città che era lei un tempo a dettarne le regole.

Ora il torrente è imbrigliato da sponde alte e attraversato da numerosi ponti, molti costruiti secondo i progetti con i quali Maria Luigia d'Austria, ex consorte di Napoleone, ripensò la capitale dei Farnese, ridisegnandola vagheggiando Parigi e la Senna. Assistito allo spettacolo naturale del torrente in piena (altro buon momento per visitare Parma è in primavera, quando il profumo dei tigli esce prepotente dai giardini privati e si diffonde per le strade), la visita può partire proprio dai Farnese. Dopo aver parcheggiato l'auto nel centralissimo Parcheggio Toschi, si sale la scalinata del vicino Palazzo della Pilotta, residenza di servizio dei Farnese, chiamato così per il gioco della pelota che vi si praticava. A ridosso del Lungoparma, l'edificio custodisce al suo interno quello che è considerato il primo esempio di teatro moderno, oltre a un'antica biblioteca, la Galleria Nazionale e il Museo Archeologico, uno dei più antichi d'Italia.

Usciti dal palazzo, attraversando il Ponte Verdi e inoltrarsi nel "giardino", come i parmigiani chiamano il parco pubblico cittadino e i suoi 3,2 km di viali alberati. Voluto da Ottavio Farnese nel 1561 e abbellito nei secoli dai Borbone, l'attuale forma "alla francese" è quella voluta da Maria Luigia su disegni di Nicola Bettoli. Al suo interno, il Palazzo Ducale che la duchessa preferì alle antiche e scomode stanze del palazzo farnesiano. Qui, tra gli affreschi di Agostino Carracci e di Jacopo Bertoja, hanno sede il famoso Ris di Parma, il reparto di investigazioni scientifiche dell'Arma dei Carabinieri, e presto gli uffici dell'Efsa, l'Authority europea per la sicurezza alimentare.

Per quanto riguarda il cibo, dopo aver camminato in lungo e in largo per il parco, è venuto il tempo di concedersi una sosta gourmand. Si può allora tornare sui propri passi, passare davanti al famoso Teatro Regio (tempio della lirica e terrore di molti cantanti per via dei suoi esigentissimi loggionisti), attraversare Piazza Garibaldi, dove si affacciano il Palazzo del Comune e il duecentesco Palazzo del Podestà, e imboccare via Farini. Al numero 27 si scorgono le cucine a vista della trattoria Sorelle Picchi, che mostrano il quotidiano lavoro delle rezdore, le signore che preparano con gesti antichi i piatti della tradizione. Per entrare in trattoria si passa dalla salumeria, magnifico preludio di salumi e prodotti di eccellenza. Accomodati in sala, si gustano tortelli alle erbette o anolini in brodo (simili ai tortellini bolognesi, ma più delicati e senza buco in mezzo). Dopo essersi sbizzarriti col secondo di carne si passa al dolce che non manca mai nelle case dei parmigiani: la zuppa inglese.

Tornati in piazza Garibaldi per imboccare la pedonale strada Cavour, luogo dello struscio cittadino. In fondo, sulla destra, c'è piazza Duomo, nucleo religioso attorno al quale è sorta la città medievale. La cattedrale è uno degli esempi più significativi di romanico in Italia e al suo interno conserva la Deposizione dell'Antelami e l'Assunzione della Vergine del Correggio. Accanto al Duomo, un edificio ottagonale in marmo rosa cattura l'attenzione: è il Battistero, straordinaria testimonianza dell'arte medievale e meta ambita dai turisti, ma off-limits per gli studenti dell'Ateneo perché la leggenda vuole che visitarlo prima della laurea porti sfortuna. Altra chiesa da visitare, quella della Madonna della Steccata. Nella cripta sono conservati i sepolcri dei duchi e dei principi delle case Farnese e Borbone-Parma, mentre l'opera più preziosa è il raffinato ciclo decorativo del Parmigianino.

Si può trascorrere un'ora alla ricerca della Certosa di Parma, immortalata nel capolavoro omonimo di Stendhal. A dire il vero, sono due gli edifici che si contendono l'onore di aver ispirato lo scrittore, entrambi ai limiti della città. L'Abbazia di Paradigna si trova a nord, sulla via che porta a Colorno (località che ospita la splendida Reggia costruita da Francesco Farnese). Fondata dai Cistercensi nel 1298, l'Abbazia non è visitabile e ci si deve accontentare di guardarla da lontano. La Certosa di Parma propriamente detta, invece, sorge a est della città, su via Mantova. Attualmente ospita la Scuola della Polizia Penitenziaria, ma la chiesa è visitabile nei giorni feriali. La giornata volge al termine e si può decidere di dormire nel b&b di charme Il Giardino Nascosto, accanto al Parco Ducale, nell'antico palazzo signorile della famiglia Schluderer.

Una visita da fare è quella al Castello di Torrechiara, nell'omonima località sulle colline, nel regno del prosciutto di Parma, a una ventina di km dalla città. Il maniero medievale, uno dei meglio conservati d'Europa, domina imponente la valle ed è stato set cinematografico del film Ladyhawke con Michelle Pfeiffer. Ridiscendendo verso la città, tappa obbligata alla Fondazione Magnani Rocca, una villa patrizia immersa in un parco con opere di Tiziano, Rubens, Goya, Monet, Renoir e Cézanne, che ospita fino all'8 dicembre una grande mostra per il centenario della nascita di Renato Guttuso.


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