Sono stata da sempre la regina della procrastinazione. Avete presente quando ci creiamo alibi e paletti in ogni fase di un progetto o di un cambiamento? Ecco. Io ho vissuto cosi per buona parte della mia vita. Qualche mese fa, complice il percorso che sto facendo anche attraverso questo blog, ho fatto pace con questa mia tendenza. Cosa significa? L’ho accettata senza dirmi “tanto sono fatta cosi” ma piuttosto affermando “ero cosi, ora sono disposta a cambiare”. Confesso che i primi giorni mi sentivo strana, poi sempre più leggera. Ieri è arrivata la consapevolezza che quella me non esiste più. Fa parte del passato.
Idee per la testa me ne frullano tante. Alcune poi sono affievolite con il tempo, altre sono partite e poi si sono perse. Altre sono rimaste nel cassetto dei sogni. Alcune si sono anche realizzate. Facendo un bilancio della mia vita mi sono ritrovata a considerare tutti questi progetti con i relativi progressi. E’ stata una rivelazione. Non facile, lo ammetto. Ma ho deciso che sarebbe stato il mio impegno quotidiano per un mesetto. E oggi, che siamo al 28 febbraio, posso dire di averlo concluso . E di averne tratto anche qualche bella lezione di vita che vorrei condividere con voi.
Ho capito, per esempio, che siamo noi a decidere se un progetto avrà successo o no. Crederci, si lo diciamo spesso, ma non basta. Ho sempre pensato di essere convinta di alcuni dei progetti che appartengono alla mia vita passata. In realtà ci credevo ma sempre con dei limiti. Era come se la mia mente dicesse una cosa del tipo “si dai, ci credo, proviamo. Non mi interessa che diventi la cosa di successo ma che in qualche modo funzioni”. SBAGLIATO!
Qualunque progetto deve partire con un’affermazione del tipo “sarà un successo!”. (Click To Tweet!)
In caso contrario ci muoviamo nella mediocrità. E la mediocrità non fa la felicità.
Ho capito anche che nel mondo c’è posto per tutti. Quando ho avuto idee non innovative ma comunque diverse da quello che già esisteva sul mercato, mi sono sempre detta “vabbè, c’è già. Figurati se può funzionare”. SBAGLIATO. Siamo in un’epoca storica che difficilmente ci consente grandi scoperte. Ma la differenza è come affrontiamo un progetto. Le idee che posso avere io non le hanno altri anche solo per una diversa crescita professionale e attitudine. E anche se fossero progetti assolutamente gemelli: c’è posto per tutti nell’Universo. Non esistono limiti al successo, al guadagno, alla soddisfazione personale e alla qualità della vita. E qui si potrebbe aprire un bel capitolo sull’invidia (che non è affatto un sentimento positivo come scrivevo tempo fa) che personalmente non ho mai provato ma spesso ho subito.
E poi ho capito quel che da il titolo a questo post. L’azione è la cosa fondamentale. Qualunque idea prende forma nel suo divenire. Va bene fare un piano, ma soffermarsi sui dettagli fa rischiare un blocco. Premettendo che la perfezione è una cosa soggettiva (e secondo me, a dirla tutta, non esiste!), va da sé che aspettarsi che tutti gli eventi e i dati si incastrino perfettamente prima di cominciare significa aspettare anche anni. Mi è successo. Poi il treno è passato, l’entusiasmo si è affievolito e il progetto è andato nel dimenticatoio. A dire la verità non ricordo di cosa si trattasse. Ricordo però di aver vissuto queste sensazioni. Aspettare è SBAGLIATO.
Bisogna agire. Subito. Muoversi verso la direzione scelta. (Click to Tweet!)
Vi garantisco che tutto si incastrerà alla perfezione. Perché lassù, nell’Universo, appoggiano i nostri progetti terreni se noi sappiamo crederci e sappiamo agire.
Ho imparato anche un’altra cosa per la verità. Che noi amiamo boicottarci. Si, avete capito bene. Io mi sono boicottata in diversi momenti della mia vita. Potrebbe apparire un controsenso ma non lo è. Accettare una sfida, favorire un cambiamento e generare qualcosa di nuovo è un atto di coraggio. Lo abbiamo detto altre volte. Gli atti di coraggio, in quanto tali, fanno paura perché significano impegno e dedizione. Ci diciamo disposti in maniera cosciente ma il nostro subconscio preferisce mandarci messaggi del tipo “ma chi te lo fa fare. Resta dove sei”. Da dove nasce questo atteggiamento? E’ frutto di un retaggio culturale. Ditemi che a voi non hanno riferito il proverbio “Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quello che perde ma non sa quel che trova”. Vi sembra poco? E’ un chiaro monito a lasciarsi andare e scoprire il nuovo. SBAGLIATO. E’ proprio quel “non sa quel che si trova” che ci deve dare l’entusiasmo e la voglia di fare. E’ vita. Solo e semplicemente vita.
Non abbiate paura del coraggio. (Click to Tweet!)
Quante cose ho imparato in questo mese focalizzando la mia attenzione e cogliendo dei segnali di ogni genere. Ho una consapevolezza nuova. E se ci sono riuscita io vi garantisco che potete farlo anche voi. Basta il desiderio di farlo, l’impegno, la fiducia in quel che vi passa per la mente e l’azione.
Provateci e condividete la vostra esperienza. L’8 marzo, a Parma, parteciperò al workshop di Vale Giuffrè che sarà focalizzato su questi temi. Sono certa che avrò altro da raccontarvi.