Parola d’ordine: controllo!

Da Psytornello @psytornello

Avete mai pensato al modo in cui siamo abituati a controllare tutto ciò che ci circonda e a quanto poco accettiamo gli eventi imprevedibili della nostra vita? Cerchiamo di capire insieme il perché e quali rischi corriamo cedendo alla presunzione di poter manipolare la realtà a nostro piacimento.

L’uomo moderno (ancor di più quello occidentale), grazie anche al galoppante progresso della tecnologia, ha costruito il mito del controllo sulle cose. Nulla sembra poter sfuggire al caso. E anche gli eventi più tragici della vita, quelli che obbligano a confrontarsi con la propria impotenza (malattia, morte, disastri atmosferici…) non riescono a scalfire l’arroganza di poter gestire la realtà.
Siamo abituati a pensare che, se faremo tutto ciò che è in nostro potere, nulla di male potrà accaderci. Se faremo check up completi tutti gli anni non ci ammalareremo, se saremo sempre gentili con il prossimo non avremo delusioni, se programmeremo al minuto ogni nostra giornata non ci saranno sgradite sorprese…

Sicuramente il comportamento “controllante” si è sviluppato perché nel corso dell’evoluzione ha prodotto evidenti benefici quindi non va demonizzato ma quando lo si esaspera può diventare un problema…anche patologico.
Pensiamo ad esempio a chi arrossisce in pubblico e prova a “contenere” il rossore, ottenendo in realtà l’effetto contrario; o all’individuo che controlla il partner pensando così di preservare la sua relazione sentimentale ma viene poi lasciato perché ha portato l’altro all’esasperazione; o ancora a chi in un rapporto sessuale si “impegna” a raggiungere il piacere senza mai riuscirci…
Si potrebbero fare ancora moltissimi esempi ma ciò che accomuna quelli già esposti è che il tentativo di controllo porta in alcuni casi  proprio alla perdita del controllo. In poche parole, esasperare un comportamento di per sé utile può produrre degli “effetti collaterali”, del tutto opposti a quelli sperati.
Per non parlare di quanto è faticoso controllare tutto. Immaginate di dover tenere in perfetta fila indiana un gregge di pecore e la frustrazione di accorgervi che è impossibile riuscirci perché ogni tanto qualcuna andrà per i fatti suoi…Non sarebbe più facile dare loro un margine più ampio di movimento, rinunciando  alla linea retta per scoprire quali altre imprevedibili figure creeranno?

Come sfuggire alla mania del controllo? Innanzitutto fermandosi un attimo e chiedendosi se è utile o controproducente esercitare il controllo su un certo elemento della nostra vita. Se anche fosse utile, è bene non irrigidire troppo il comportamento controllante e accettare una quota di imprevedibilità. Pensiamo all’agricoltore: dopo aver faticato tanto sul suo campo, mette in conto che una grandinata o un periodo di siccità potranno rovinare il raccolto. Non possiamo gestire tutto in base alle conoscenze scientifiche e tecnologiche perché esistono fenomeni complessi che funzionano sulla base di logiche non ordinarie. Dunque, accettiamo sempre un piccolo disordine perché esso mantiene l’ordine e lo fa evolvere.

Fonti:

G. Nardone, Non c’è notte che non veda il giorno, 2003 Milano, Tea.
G. Nardone, Psicotrappole ovvero le sofferenze che ci costruiamo da soli: imparare a risonoscerle e a combatterle, 2013 Milano, Ponte alle Grazie.


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