Apro il fascicolo che devo scannerizzare oggi e leggo "scuole per minorati psichici", ho un sussulto, non sta bene, adesso non le definiremmo così, non ci permetteremmo.
Il mio professore d'inglese all'università ci spiegò che adesso pompiere non si dice più 'fireman', perchè è un lavoro che fanno anche le donne, allora si dice 'firefighter', così è più neutro.
Il linguaggio ci fa paura, sentiamo la necessità di difenderci, di neutralizzarlo. Vogliamo parlare parole che non ci facciano male.
Ci sono parole che di per sè non sono scandalose, ma che sappiamo che "non si devono dire". Mia nonna si riferiva ai suoi nuovi dirimpettai definendoli 'negri', ma senza nessun senso dispregiativo, questo però sentendola parlare, lo sapevo solo io e temevo fortissimamente che le scappasse anche in faccia loro.
Ciò che rende così potente il linguaggio è che identifica la realtà. Niente esiste, finchè non lo nominiamo, e quando lo nominiamo diamo inevitabilmente un giudizio.
Nella Genesi, la creazione aviene attraverso la bocca di Dio, il solo definire le cose le crea ("e Dio disse..."). Ma il linguaggio è anche punizione divina, quando l'uomo vuole avvicinarsi troppo a Dio costruendo la torre di Babele, la punizione che il Creatore si inventa è la confusione delle lingue. Può sembrare meno 'violenta' di altre scelte, ma a ben pensarci è ciò che davvero distrugge la possibilità di stare insieme per gli uomini, di comprendersi, di lavorare secondo un fine comune. Non possono più comunicare, possono solo rimanere da soli.
Quando in una coppia si iniziano a parlare "lingue diverse", diventa inevitabilmente difficile stare insieme. Non ci si può ascoltare.
La difficoltà più grande che anche nel 2012 abbiamo se vogliamo andare all'estero riguarda la lingua.
Da piccola mi domandavo in continuazione chi avesse dato il nome a tutto. Chi ha deciso che il fiore si chiama fiore? E chi ha stabilito che il cielo si chiami cielo?
Ho una laurea in lingue e ancora non ho una risposta a questa domanda...