Parole, parole, parole

Creato il 30 luglio 2011 da Vulvia

Io e mio padre ci saremo scambiati al massimo sei parole, spazi inclusi. Credo d’aver avuto all’incirca sei, sette anni quando compresi che il nostro non sarebbe stato un eloquio proficuo, almeno come comunemente inteso. Così divenni attenta osservatrice di gesti, interpretavo silenzi, comprendevo gli arcani delle pause, le pieghe corrucciate della fronte. Ne ho sempre mal sopportato la laconicità. Eppure nel tempo, in determinati momenti, ho scoperto di non esserne immune. Forse devo a lui la malinconia che appare nei miei di silenzi, come un riverbero.


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