Parole d’amore… parole

Creato il 27 febbraio 2013 da Rita Charbonnier @ritacharbonnier

Se è vero che ricorriamo al passato quando il futuro appare incerto (il che spiegherebbe il successo del romanzo storico in epoca postmoderna) e/o quando abbiamo bisogno di esempi edificanti (il che ne spiegherebbe il successo in epoca risorgimentale), ecco a voi un breve brano di uno spettacolo che feci con Nino Manfredi. Era una commedia musicale dal titolo Parole d’amore… parole, che lui aveva scritto e che diresse, e che fu presentata al Teatro Sistina di Roma, al Carcano di Milano e poi a Bergamo, Firenze, Bologna… Nel cast, oltre alla sottoscritta, Fioretta Mari e Gianluca Guidi.
Nella scena in questione si definiscono le condizioni di un bizzarro matrimonio tra il personaggio di Manfredi (un viveur non più giovane) e il mio (una giovane casta e pura). Ricordo che una sera, dopo lo spettacolo, mi fu portato in camerino un foglio avvoltolato in un elegante nastrino rosso; era una lettera di una spettatrice, scritta con una grafia molto curata, e diceva: “Cara signorina, sono una ragazza di 23 anni, forse la sua età... Volevo dirle che mi sono riconosciuta completamente nel suo personaggio. Mi è sembrato di rivedere me stessa. Mi piacerebbe tanto poterla conoscere.”
E in effetti, quando l’autrice della lettera mi fu condotta, la trovai straordinariamente simile al personaggio che interpretavo: stesso taglio di capelli, stessi occhialini tondi, stesso abbigliamento elegante (i miei abiti erano di Krizia, scelti da Erminia Manfredi, autrice anche della scenografia) e un tantino monacale. Venne a trovarmi in camerino anche il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, e la sera dell’ultima replica, prima di andare in teatro, me la ritrovai nella hall dell’albergo che mi aspettava per accompagnarmici.
Iniziai a trovare la cosa inquietante quando, in una città vicina, nell’atrio del teatro lei spuntò da dietro un manifesto e mi abbracciò. Temo di averla allontanata bruscamente. Sono certa che oggi saprei gestire meglio una situazione simile e sono certa che lei stessa saprebbe distinguere con maggior chiarezza un attore dal suo personaggio.
Chissà che il populismo non si nutra di simili meccanismi di proiezione.

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