Anche qui negli US le foglie cadono e, insieme a loro, scende la temperatura. Eppure i colori dell'autunno rendono più calda l'atmosfera della mia americana vecchia città: Old Town in questi giorni è un tripudio di gialli, arancioni, rossi. E i mattoni sulle strade si confonderebbero col fogliame, sembrando ancora più numerosi, se non fosse per il fruscio ad ogni passo sotto le scarpe.
Sono in overdose da autunno e me ne vanto: infusi caldi, cappottino, tanto yoga che riscalda il cuore... a me (in piena attività tra workshop, corsi, tantra bianco) e alle persone nelle classi che insegno.
Mi stringo tra le braccia del mio compagno di viaggio, al pensiero della prossima tappa senza di lui: il 90% delle persone a cui dico che tra qualche giorno andrò da sola in Messico mi illustra nei dettagli ogni pericolo a cui potrei andare incontro.E mentre ripasso ogni arte marziale che pratico, medito su questa imminente avventura e sulle mie risorse, sul tempo che avrò a disposizione e il modo in cui lo organizzerò. Sul tempo che passa, le cadute e le rinascite.
Mi sembrano passati decenni da quando abitavo da sola a Milano, in un minuscolo appartamento sui Navigli. Quando viaggiavo ogni giorno in metropolitane, autobus e tram, mischiandomi tra gente che non conoscevo, con tutto lo spazio dentro per parlarmi.Non sono più da sola, eppure l'aspetto più bello dell'avere accanto una persona speciale è proprio quello di restare se stessi e condividere la propria natura: stare bene da soli fa stare bene con l'altro.
Alberi di diverso colore si abbracciano e sembrano fondersi, sulle teste dei passanti. Almeno sulla mia.Forse questo è l'autunno: le foglie cadono solo per lasciare spazio al verde che verrà. In totale rinnovamento, ogni stagione passa perché ne segua un'altra e un'altra ancora.
Jacques Prévert non sarebbe felice di sentirlo, ma le foglie non sono morte, sono solo cadute: lì dove il passato è lasciato alle spalle, sapendo che non è perduto, una nuova foglia nascerà.