Parole e/o verità

Creato il 06 agosto 2012 da 19stefano55

Sto leggendo dei libri sulle nuove organizzazioni aziendali non più basate sul modello industriale ma su strutture leggere con un mansionario molto duttile e con poca o nulla piramide di ruoli.

Il tutto basato su la nuova forza lavoro/motivazione che viene chiamato knowledge worker. Possiamo tradurlo in operatore della conoscenza, dove, seppur stagionato, potrei inserirmi pure io.

Un lavoro che cambia rapidamente, dove la formazione e la curiosità del sapere non possono appartenere al passato e dove la storia può costituire la base per un’innovazione e a volte foriera di nuova occupazione (ma spesso più di riqualificazione).

Anche l’agricoltura sociale può appartenere a questo nuovo modo di interpretare le nuove competenze, le nuove aspettattive collettive.

Ma per tutti quelli che il tradizionale lavoro lo hanno perso che gli raccontiamo se hanno 50 e più anni? Poi vai a vedere gli studi di UnionCamere e mancano cuochi, camerieri, personale per i servizi alla persona, all’accoglienza, muratori, ecc..

Allora vi lascio questa citazione in riferimento al titolo del post.

“Il vero compenso non è ciò che il lavoro ci permette di guadagnare, ma ciò che esso ci permette di diventare” di John Ruskin

Che…barba!!



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