Parole magiche per farsi coraggio

Creato il 24 febbraio 2016 da Strettalafoglia @strettafoglia

Nel primo volume de Il Trono di Spade, Arya Stark viene sorpresa dai soldati nemici mentre sta seguendo una lezione di scherma. Il suo maestro si sacrifica per salvarla e la ragazzina riesce a fuggire ma è comprensibilmente terrorizzata perché a lei e a suo padre accada il peggio. Per farsi coraggio, ripete ossessivamente tra sé e sé gli insegnamenti del maestro:

Rapida come un cervo. Silenziosa come un’ombra. La paura uccide più della spada. Veloce come una vipera. Calma come acqua stagnante. La paura uccide più della spada. Forte come un orso. Feroce come un furetto. La paura uccide più della spada. Colui che teme di perdere ha già perso. La paura uccide più della spada. La paura uccide più della spada. La paura uccide più della spada.

Per la sua lotta contro l’apartheid, Nelson Mandela entrò in prigione a 44 anni e ne uscì ben 27 anni dopo. In quel periodo furono i libri a fargli compagnia. Una volta libero, e divenuto presidente, confessò che, nei momenti più disperati, era riuscito a farsi forza recitando una poesia di William Ernest Henley, Invictus.

Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul. Dalla profonda notte che mi avvolge,
Buia come un abisso unisce i due poli,
Ringrazio qualunque dio esista
Per la mia indomabile anima.Nelle grinfie feroci degli eventi
Non mi sono arresto né ho gridato.
Sotto le randellate della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.Oltre questo luogo di collera e lacrime
Incombe solo l’Orrore dell’ombra,
Ma ancora la minaccia degli anni
Mi trova, e mi troverà, senza paura.Non importa quanto angusto è il passaggio,
Quanto piena di castighi la lista,
Sono il padrone del mio destino:
Sono il capitano della mia anima.

Il testo è un tantino retorico e magniloquente, certo. Il fatto è che fu scritto da Henley mentre una dolorosa malattia lo aveva costretto all’amputazione di una gamba, a soli 25 anni. Il poeta riuscì a sopravvivere all’operazione e a condurre una vita normale. Per gli amici, tra cui Robert Louis Stevenson, era un uomo «gioviale, sorprendentemente arguto, e con una risata che scrosciava come musica; aveva una vitalità e una passione inimmaginabili; era assolutamente travolgente». Non a caso, fu lui ad ispirare l’irresistibile personaggio di Long John Silver, il pirata con una gamba sola de L’isola del tesoro.

Quando ero piccola, come tanti bambini, avevo paura del buio perché “c’erano i mostri”.
Una sera mio fratello, più grande di me di 6 anni, mi ha preso in braccio sul lettone di mamma e papà e ha spento la luce. Io ho cominciato a piagnucolare ma lui mi stringeva e mi diceva: Vedi che non succede niente? Non c’è proprio nessun mostro. Non devi avere paura.

Da allora non ho più avuto paura del buio, ma a un certo punto ho ricominciato a credere ai mostri.
Da grandi bisogna farsi coraggio da soli. Ma siccome è difficile, mi aiuto con una filastrocca:

Fatti coraggio, guardati intorno
La notte è solo un pezzetto di giorno
Stelle di stagno, luna di latte
Il giorno è solo un pezzetto di notte
Regno di streghe, lupi e briganti
Se vuoi uscirne devi andare avanti
Nulla di sotto, nero di sopra
Devi lasciare che il buio ti copra
Pensa il pensiero più chiaro che hai
Ora in quel nero ci andrai

Il mio rimedio contro la paura è di Bruno Tognolini e tratto dall’Alfabeto delle fiabe.
Il vostro qual è?

Foresta e colomba, Max Ernst 1927


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