Ci sono giornate in cui ho bisogno di me stessa, devo ritrovarmi in qualcosa, sento la necessità di riappropriarmi delle cose soltanto mie. Ultimamente uso spesso questa espressione perché rappresenta con chiarezza ciò che ho in mente. Le cose soltanto mie. Questa è stata la domenica delle parole, dei quadri e degli incontri.
Le parole. Penso ai libri che sto leggendo, Chi ti credi di essere? di Alice Munro (travolgente, riflessivo, introspettivo, s'intravede il vissuto della scrittrice, la miseria, la povertà, i pregiudizi, la voglia di riscattarsi, l'impossibilità delle cose) e Facciamo un gioco di Emmanuel Carrère (erotico, contemplativo, da accompagnare a un bicchiere di vino rosso corposo e agli abbracci di un uomo grande e forte), ma penso anche al libro che sto scrivendo io, ai racconti, a un progetto a cui sto lavorando, alle storie che racconto a mio figlio, a quelle che racconto ai bimbi a scuola. E poi penso alle parole che non dico, a quelle che nascondo. Tra detto e non detto sono confusa su quali parole mi rappresentano.
I quadri. Brueghel e l'arte fiamminga al Chiostro del Bramante a Roma. Io e @niccotnt (ovvero mio marito) siamo andati alla mostra oggi pomeriggio. Ogni tanto dobbiamo evadere per trovare quel noi stessi che a volte si perde nella quotidianità. E così abbiamo ammirato una pittura fatta di particolari, di simboli, di archetipi, di peccati e di misericordie, di castighi e di gioie, di segreti.
Gli Incontri. E lo scrivo con la maiuscola perché è così che deve essere. Ogni tanto fa bene ritrovarsi.