parole smarrite

Da Naimablu

Appearance, Juan Medina
Mi meraviglia sempre come la contingenza degli eventi si ostini a suggerire risposte. I segni, i segni, i segni … che vorranno mai dire, sul serio? Io tento di dare risposte a domande che non ho fatto, ma che saltano fuori senza invito e restano senza chiedere il permesso. Uno spazio per loro c’è sempre, pensano. Lo sanno, lo so. Frugo nel passato per colpa di qualcosa di molto più sciocco che serve a scavalcare un fastidioso intoppo al presente. Trovo. Io trovo sempre qualcosa, soprattutto quando cerco qualcos’altro che con quello che mi serve non c’entra niente. Trovo me, svestita come non lo sono mai stata, credo. Com’è l’anima senza difese né riserve nell’intento di non lasciare andare qualcosa che sente suo. Nuda. Com’ero io tra quelle parole. Senza imbarazzo. Non ho mai provato vergogna per ciò che è visceralmente vero. Avevo freddo, però. Penso di non aver sentito più così tanto freddo come quella volta. Mi manca quel freddo, mi manco io. Mi siedo tra quelle parole, sanno di tutti quei sapori che quando li rincontri dici: “No, non sono più quelli di una volta. Prima era diverso”. Prima. Mi alzo ché è ora di andare. Sarebbe ora, ma spunta una domanda senza invito. La lascio entrare. Cerco la risposta tra altre parole. Non le trovo, non ci sono più. Io non le ho mai cancellate né le ho nascoste, ma sono scomparse. Ora è una risposta quella che arriva. Bussa, inaspettatamente. Le apro e prima di lasciarla entrare la osservo bene, come se i miei occhi fossero alla ricerca di una conferma che sanno non otterranno mai. Mi allontano. Sono distante da tutto, anche da me. Torno al fastidioso intoppo e viene fuori un’altra domanda: “Cosa stavo cercando?”. Questa volta ho una risposta, è inequivocabile e chiara, ma non è quella che avrei voluto trovare.


[Dove vanno tutte le parole che perdi?
Qualcuno le ascolta?
Dove vai tu, mentre le cerchi?Dove sei, tu, adesso?Io, non so.]