Parolette /5 Occhiali

Creato il 01 ottobre 2012 da Ilpescatorediperle

(scusate, ma ci sono degli spoiler, scusate ma non m'importa)
Associare un paio d'occhiali a un volume pieno di caratteri a stampa è un passaggio obbligato. Essi sono come il pane e il burro, Natale e la neve, la Chiesa e l'Otto per mille. Le lenti sono coessenziali al libro, a chi lo scrive o a chi lo legge, lenti di cui i libri abbisognano e che spesso rendono più necessarie. A forza di scrivere, a forza di leggere, gli occhiali si legano a doppio filo, nel bene e nel male, alla letteratura. Ma gli occhiali non stanno solo sui libri o davanti ai libri. Gli occhiali si sono fatti strada nei libri.La letteratura diventa così la storia di personaggi che non solo hanno occhi, ma hanno occhiali - da un certo punto in poi, forse, più questi ultimi. I libri si popolano di individui quattrocchi, talvolta fin dall'infanzia. Gli occhiali diventano così un ostacolo, una forma di passione: di bambini tiranneggiati perché miopi, di vecchi che non riconoscono chi si para loro davanti. Gli occhiali possono anche essere uno schermo per tenere gli altri a distanza. Hanno occhiali freddi contabili e precisi torturatori, non solo Harry Potter.Gli occhiali fanno vedere più lontano, o sono il segno dell'impossibilità della vista? Abbiamo bisogno di ausilii perché siamo limitati o siamo abbastanza sapienti da fabbricarne? Una cosa e l'altra. Due tra i personaggi principali dei romanzi scelti portano degli occhiali. In entrambi i casi gli occhiali sono fuori posto (nel primo fuori tempo, nel secondo fuori luogo). Ma gli occhiali fanno la storia. Non può esistere un personaggio che ha un superpotere e non lo usa. Non può esistere un personaggio che indossa gli occhiali e non li rompe. Gli occhiali fanno la storia perché sono il superpotere degli eroi inermi, e, se non invisibili, spesso inascoltati. Guglielmo perde i suoi occhiali e se li fa riprodurre nell'abbazia del delitto. Le vicende mostreranno che non solo gli occhiali (una volta ritrovati i primi ne avrà addirittura due paia) non gli serviranno a nulla (sono gli occhi della mente, non le lenti, a insegnargli la mappatura della biblioteca; al buio è il cieco che non ride ad avere la meglio), ma non salveranno nulla. Tutto andrà perduto comunque, persino la sua storia - poiché sarà raccontata da un testimone che non ha capito nulla. L'unica via, è, di questo nulla, ridere.Piggy, il filosofo bambino, porterà pure il fuoco negli occhiali (novello Prometeo, novello Archimede), ma la forma di verità che egli predica, la verità della bontà, non è neanche lontanamente affascinante come le parole del male. Non resterà nulla di Piggy, nemmeno il suo portare gli occhiali (perfino il suo soprannome canzonatorio non è legato alla sua qualità più essenziale, ma a quella più superficiale, il suo peso). Che farsene, allora, degli occhiali? Ciò per cui sono fatti: provare a leggere.
U. Eco, Il nome della rosaW. Golding, Il signore delle moscheda TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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