Parrucche e calvizie prima e dopo la scoperta dell'america

Creato il 23 giugno 2013 da Luca Valenti
L'alopecia androgenetica, più nota come calvizie, considerata da sempre una delle più raffinate malattie genetiche, non era mai stata studiata affondo, nella sua storia e nel suo rapporto con le società e l'industria mercantile del passato, come in questo lavoro di Heinrich Von Auscuiz, uno dei più potenti iconografi del secolo. Il saggio, in endecasillabi sciolti, parte dalla concezione eroica dei capelli nell'antica Grecia, (considerando anche gli outsider come  Sinesio da Cirene  del quale è riportato per intero “l'Elogio della calvizie” ), passa a quella più simbolica del mondo Egizio e a quella mediorientale, soffermandosi per diverse quartine sulla più brutale, ma “democraticamente più popolana” visione dell'Impero romano, periodo nel quale si incrementò vertiginosamente l'uso della parrucca da parte dell'élite aristocratica. Fu dopo la caduta di Roma che l'uso delle parrucche venne abbandonato in occidente per quasi mille anni, fin quando il cinque e il seicento un marinaio di Livorno, Giseppe Pittaluga, detto Beppe il porco, esportò dalle Americhe in Europa la prima specie di Pediculus Humanus Temibilis Capitis, la più pericolosa specie di pidocchio dell'epoca, che fin' per imporre la calvizie volontaria e l'utilizzo di nuove e più ardite parrucche provenienti dalle Indie portoghesi, cambiando per sempre le vie e i modi del commercio con l'oriente, e costruendo di fatto l'assetto economico europeo che portò direttamente nei secoli, secondo le preziose schede che in appendice l'autore ha redatto con particolare dovizia, alle motivazioni politiche dell'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando quel 28 Giungno 1914, e quindi allo scoppio della prima guerra mondiale.

PARRUCCHE E CALVIZIE PRIMA E DOPO LA SCOPERTA DELL'AMERICA

ACCURSIO MUSCARNERA EDITORE
1003 pag. 48,00€

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