Partecipate: revocare Cda e riorganizzare i poteri

Creato il 08 novembre 2013 da Leone_antonino @AntoniLeone
Articolo di Damiano Fermo, consigliere del Comune di Verona In Agec occorre discontinuità, si nomini immediatamente un commissario che non sia al servizio di nessuno, solo dei cittadini. Se la politica veronese vuole essere credibile dovrebbe rovesciare l'attuale modello di gestione delle aziende partecipate. Altrimenti il tosismo rimarrà per Verona una spessa maschera che ha coperto una faccia piena di ombre. La lottizzazione del potere e l’opacità della gestione hanno un effetto diretto sulla tendenza alla corruzione e alla mala gestione. I Cda delle Partecipate veronesi non svolgono nessuna attività di controllo e indirizzo, non avendo talvolta ne le competenze ne l'interesse a farlo. Forse perché non rappresentano gli interessi dei cittadini per cui quell'ente opera, ma la fame partitica di mantenere una posizione di potere. Vanno rivisti i poteri dei direttori generali e degli organi delle società. Non è possibile una situazione di onnipotenza come si è vista in Agec. Il Cda deve poter sfiduciare un Direttore se fuori controllo. Ma un Cda deve essere libero di poterlo fare. Deve essere composto da rappresentanti dei cittadini, non da pedine di partito, o meglio, del Sindaco.
La nostra città non può più permettersi di proteggere la mala gestione delle proprie risorse economiche.
Trasparenza, aprire le informazioni a tutti, e partecipazione, chiamare i cittadini alla gestione, sarebbero quegli anticorpi che porterebbero qualche opportunità di riscatto.
Tosi cominci ad avere fiducia nei propri cittadini. La fedeltà politica di Direttori troppo potenti da una parte e controllori incapaci o impossibilitati a fare il proprio lavoro, sta provocando danni enormi ai contribuenti veronesi. Le persone “di fiducia” per Tosi si sono dimostrate “di sfiducia” per i veronesi.
Dobbiamo aprire i Cda delle aziende partecipate a libere candidature indipendenti della società civile, oggi impedite da un regolamento che le sottopone alla sottoscrizione dei consiglieri comunali. Un modello ormai vecchio, superato dalla complessità delle dinamiche da gestire.
Ma forse questa politica vuole tenere lontani i cittadini dalla conoscenza e dalla partecipazione. Col rischio che dove non entra il cittadino entri invece la peggior speculazione politica ed economica.

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