Parti sociali? No,comparsate

Creato il 05 agosto 2011 da Albertocapece

Niente scuse: in questi giorni anche quelli che vivono nei fumi turibolari del culto berlusconiano, hanno scoperto che non esiste un premier, ma un tycoon che si fa gli affari propri e interviene nella cosa pubblica solo in ragione dei suoi interessi. Lasciamo all’amaro futuro lo scoprire che Silvio ha costruito la sua fortuna di tycoon grazie alla politica e la sua fortuna di politico grazie alle sue imprese. Che è stato solo un grande e inquietante bluff italiano.

Ma c’è molto di peggio e questo lo stiamo scoprendo tutti: non esiste più nemmeno una società in grado di affrontare lucidamente i problemi di fondo e generali, ma solo un conglomerato di interessi e rendite che convergono o divergono a seconda delle momentanee convenienze, del profitto a breve termine, dell’aria che tira, perfino dei rapporti personali. Il documento delle parti sociali che riporto in pdf alla fine del post è un disarmante elenco di ovvietà, di cedimenti vergognosi, di parole d’ordine senza costrutto e di straordinaria pervicacia nel perseguire le soluzioni illusorie del neoliberismo. Quelle appunto che stanno sfasciando l’occidente.

Dopo anni di una crisi che imperversa a cicli successivi e che ovviamente si scarica sulle parti ceti più deboli e sta spazzando via il ceto medio, si chiede ancora lo Stato minimo, si trova nelle privatizzazioni e nella svendita di beni pubblici, la soluzione magica. Purtroppo dopo due decenni di privatizzazioni si è visto cosa è successo: precarizzazione, inefficienza, arroganza, tariffe alte. Ma anche profitti altissimi da parte chi caldeggia queste soluzioni.

E poi ci sono le famose liberalizzazioni delle professioni da cui non si sa bene cosa ci si debba attendere in concreto e che nessuno ha il coraggio di spiegare. Ma che sono li, assieme allo sfascio della scuola pubblica, a pretendere la privatizzazione dell’insegnamento. Il resto sono banalità, anzi più spesso iprocrisie. Perché certo è del tutto ovvio chiedere maggiore efficienza alla pubblica amministrazione, efficienza vera e non quella ridicola cosa dei tornelli del “cretino” Brunetta. Ma efficienza anche nei controlli, da quelli fiscali a quelli sui luoghi di lavoro? Rapidità ed efficacia nel far rispettare le regole? Francamente non credo che una cosa simile sfiori la mente della Marcegaglia e dei suoi colleghi: dietro la parola efficienza se ne nasconde un’altra, tagli. Si, perché così si spende di meno e i controlli divengono, se possibile ancora più lassi. Ecco l’efficienza che si vuole, nell’Italia della corruzione del futuro.

E naturalmente non si fa parola del lavoro, del welfare, della mancanza di futuro, della straordinaria evasione fiscale, dell’economia in nero, sempre più appannaggio della criminalità: eppure proprio questi sono i maggiori fattori di crisi. Ma non fa parte del decalogo di quella “modernità” che sta portando allo sfascio.

Possibile che un documento così sia stato sottoscritto anche dalle Cgil? Si è proprio così, assieme a Marcegaglia e Bonanni, i due amanti clandestini che fanno di ogni tavolo un motel, assieme ai banchieri e all’immancabile Sacconi, espressione quasi carismatica del Paese falso, ipocrita e cialtrone.

Si alla guida abbiamo un anziano tycoon che gioca a fare l’attor giovane. Ed è li, ancora lì, perché  non abbiamo una società all’altezza non soltanto del futuro, ma della sua stessa salvezza.

Documento parti sociali